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Omaggio al grande architetto nel nuovo volume a cura di Cino Zucchi e Orsina Simona Pierini CACCIA DOMINIONI MAESTRO DI MERAVIGLIE MILANESI

In occasione di Freespace, l ’installazione/mostra progettata da CZA-Cino Zucchi Architetti  per la 16. Biennale di Architettura veneziana dello scorso novembre le curatrici irlandesi Grafton hanno scelto alcuni casi emblematici di approccio italiano alla progettazione. Hanno quindi chiesto a Cino Zucchi, che nel 2014 aveva curato il Padiglione Italia dedicando ampio spazio all’evoluzione moderna di Milano, di tributare un omaggio a Luigi Caccia Dominioni. Nasce così l’installazione Everyday Wonders, una ricerca ora trasfusa in un libro pubblicato da Corraini Editore, per la cui realizzazione Zucchi ha coinvolto Orsina Simona Pierini, docente del Politecnico di Milano.

Il volume diventa l’occasione per una serie di letture tematiche del lavoro dell’architetto milanese . Il suo complesso edilizio multifunzionale in corso Italia (1957-64), costruito in un quartiere pesantemente colpito dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, dispiega una complessa narrazione spaziale dalla scala della città a quella del materiale e del dettaglio. Il volume guarda a questa realtà a molte facce attraverso documenti originali dall’Archivio LCD, un nuovo servizio fotografico di Cino Zucchi, ricostruzioni tridimensionali appositamente realizzate. I saggi di Cino Zucchi e Orsina Simona Pierini leggono questo “capolavoro silenzioso” sullo sfondo del rapporto tra Caccia Dominioni e la sua città e quello del suo peculiare approccio progettuale, mostrando la sua rilevanza nel pensiero architettonico contemporaneo.

Luigi Caccia Dominioni nasce a Milano nel 1913, nel palazzo di famiglia in piazza Sant’Ambrogio. La famiglia paterna, di origini aristocratiche, è nota a Milano dalla fine del Quattrocento, mentre quella materna viene dalla Valtellina.
Dopo gli studi superiori presso i Gesuiti, Caccia si laurea in architettura nel 1936 presso il Politecnico di Milano e l’anno successivo apre uno studio professionale con i fratelli Livio e Pier Giacomo Castiglioni, partecipando in quegli anni a diverse Triennali. Dopo la guerra inizia la propria attività professionale in proprio che porterà avanti fino alla morte nel novembre del 2016.
Nel 1949 fonda – insieme a Ignazio Gardella e Corrado Corradi Dell’Acqua – Azucena, azienda specializzata in arredi e oggetti di design. Uno dei suoi primi lavori è la ricostruzione della propria casa distrutta dalla guerra. Tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Settanta progetta e realizza a Milano svariati edifici residenziali, uffici e istituti religiosi, ed è attivo nel campo del disegno di interni.
Dopo un periodo vissuto a Monte Carlo, rientra a Milano dove continua la sua attività professionale estendendola a edifici universitari, strutture commerciali e sistemazioni urbane. In parallelo all’attività milanese, realizza diverse opere in Valtellina, tra cui chiese e biblioteche, e in Engadina, meta amata di vacanza; entrambi luoghi, insieme alla città lombarda, che hanno lasciato tracce evidenti nella sua formazione architettonica.
Con la sua opera ha contribuito a definire la nuova immagine della città della ricostruzione. Tra gli edifici residenziali, diverranno esempi significativi nella storia dell’abitare moderno i condomini di via Nievo, Massena, Vigoni e piazza Carbonari, realizzati tra il 1955 e il 1964, oltre ai più misurati interventi nella città storica come quelli di corso Monforte o vicolo Santa Maria alla Porta, via Cappuccio, via Bigli. Dopo anni di silenzio sulla sua opera, nell’ultimo decennio il suo lavoro è diventato un riferimento fondamentale nel dibattito internazionale.

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