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Trivelle, dopo lo scontro la maggioranza trova l’accordo

Dopo l’ennesimo scontro tra le due forze governanti, sulle trivelle questa volta, Lega e M5S hanno fatto in modo di sbloccare il decreto legge sulle semplificazioni, bloccatosi appunto, sulla questione trivelle. Tutto è partito dal Ministro dell’ambiente Costa, che aveva minacciato le dimissioni e  di non firmare le autorizzazioni, volendo fermare le ricerche di idrocarburi nell’Adriatico, scontrandosi con le posizioni della Lega, che si era soffermata sull’eccessivo aumento dei canoni di concessione di coltivazione di idrocarburi, che volevano i 5S, e che possono portare, secondo Garavaglia, all’abbandono delle attività da parte delle aziende con conseguenze occupazionali importanti, creando perdita di gettito. 

Il tutto è rientrato con la conferma dell’accordo, comunicata dal presidente della commissione Lavori pubblici Mauro Coltorti, a margine della riunione della commissione. 

Aumentano dunque, di 25 volte i canoni per le concessioni delle trivelle, ma l’incremento è comunque più basso rispetto alla proposta iniziale del M5S di un incremento di 35 volte. Sarebbe questo, quindi, il punto su cui è stata raggiunta un’intesa nella maggioranza sulle trivelle. Lo affermano fonti parlamentari di Lega e M5S. L’accordo prevede anche che vengano sospese per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi.

La Lega confermando l’accordo sulle trivelle, annunciato a margine dei lavori del Senato, ha voluto sottolineare un punto, ossia l’irritazione per il “partito del no”. Sul dossier trivelle, spiegano, sono stati “salvati i posti di lavoro, è stata garantita continuità di estrazione e rinnovo delle concessioni in proroga, ma la politica del no a tutto non fa bene al paese”. 

 

 

Ferdinando Nardone

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