Juan Guaidó, leader dell’opposizione venezuelana che quattro giorni fa ha giurato come presidente ad interim, in un messaggio in diretta televisiva, ha chiesto alla popolazione di muovere in due nuove mobilitazioni. È fissata a mercoledì a mezzogiorno la prima convocazione mentre durante il suo intervento, Juan Guaidó, ha chiesto ai suoi sostenitori di scendere in piazza a sostegno di un corteo pacifico di due ore. Ha esortato invece per sabato una mobilitazione di massa «in ogni angolo del Venezuela». Sottolineando in particolare che la protesta di sabato, coinciderebbe con la scadenza dell’ultimatum imposto da alcuni paesi europei al presidente Nicolás Maduro per indire nuove elezioni. Buona parte della comunità internazionale, di fatto, ritiene illegittima l’elezione di Maduro avvenuta lo scorso maggio, caratterizzata da irregolarità e alle quali non hanno potuto prendere parte i suoi maggiori oppositori. Maduro, ha respinto la pressante richiesta è in un’intervista alla CNN, ha dichiarato «si comportano con arroganza. nessuno può darci un ultimatum». Guaidó, in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro, ha ringraziato «a nome di tutti i venezuelani il presidente francese Emmanuel Macron e i governi di Germania e Spagna per le dichiarazioni a suo sostegno. Questa presa di posizione forte è importantissima per tutti noi, è importante difendere la democrazia in ogni momento. In Venezuela pensavamo che la democrazia fosse un fatto acquisito e l’abbiamo perduta. Viviamo in una dittatura che ha rotto con l’ordine costituzionale». Al coro pro Guaidó, si aggiunge anche l’Australia, che nel contesto diplomatico ha riconosciuto ufficialmente come presidente ad interim del Venezuela, Guaidó fino alla celebrazione di nuove elezioni. In un comunicato ufficiale il governo di Canberra ha sottolineato che «l’Australia invoca una transizione verso la democrazia in Venezuela il prima possibile». un chiaro avvertimento è giunto a Maduro da Washington, «non utilizzare la forza»
Raffaele Fattopace