Il 75 per cento dei cittadini europei è favorevole all’euro. E apprezza i benefici dell’integrazione economica. Il Presidente della Bce Mario Draghi in proposito non ha dubbi. E neppure noi. Ma il calo di fiducia nelle istituzioni dell’Unione – dal 57% del 2007 al 42% di oggi – la dice lunga sul sentimento reale che serpeggia nel Vecchio Continente. Alcuni Stati sono vulnerabili più di altri alla globalizzazione, tuttavia il direttorio franco-tedesco sembra non accorgersene. E va avanti applicando lo schema classico delle relazioni bilaterali: discussione, condivisione e somministrazione delle decisioni ai terzi. La creazione di un eurobudget, al quale avranno accesso solo i Paesi con i conti in ordine e che faranno le riforme, cristallizza l’idea di un’Europa a più velocità. Insomma il tempo passa, ma le cattive abitudini restano. E con esse tramontano definitivamente le velleità di disegnare un’area culturalmente e politicamente coesa e solidale.