Si è tenuto questa mattina al Consiglio regionale della Regione Campania, il convegno ”Magistratura di sorveglianza:l’ alternativa al carcere è possibile”, organizzato dal garante dei diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello.
Molti sono stati i temi discussi di fronte la platea da parte del garante e dei suoi ospiti, che vanno dalle condizioni sanitarie delle carceri campane, alle proposte di miglioramento del personale socio-sanitario all’interno delle strutture penitenziarie.
A prendere la parola per primo è stato proprio l’organizzatore dell’evento, che rende noti dei dati statistici poco piacevoli :”7661 detenuti in Campania, 4575 definitivi, 203 semilibertà, 4035 sono gli agenti in Campania, 630 di questi non vanno a lavoro e 200 sono quelli che mancano a Poggioreale.
Il primo scandalo si verifica tra chi deve assistere ed il numero di detenuti presenti a poggioreale dovrebbero essere 1771 siamo già oltre i 2000. Per non parlare dei minori che in Campania sono 920 di cui 135 in comunità.
Noi siamo l’ unico paese in cui le pene sono state ridotte ad un’ unica e sola pena, il carcere.
Se commetti un reato in Italia devi essere consapevole che avrai una pena il carcere, mentre in altri paesi esistono diverse alternative. Dal 1992 sono 16mila le persone che sono state dichiarate innocenti e sono state in carcere, un esercito di innocenti. Siamo qui per parlare del carcere nel tempo della crisi, della risocializzazione, le misure alternative al carcere, pena severa ed inflessibile, che deve dimostrare la sua faccia feroce.
Vorrei essere io il cavaliere dell’ utopia.”
Successivamente è arrivato l’intervento del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Giuseppe Martone, che spiega i motivi per cui bisogna trovare delle alternative al carcere, per far fronte alla crescita del numero di reclusi :”Fino a ieri avevamo 7770 detenuti. Stiamo assistendo ad una propaganda in cui la sicurezza vuol dire chiudere le frontiere, per me sicurezza vuol dire anche controllo sociale. Nel 2016 quando sono stato nominato provveditore regionale,avevamo 6700 detenuti in Campania a distanza di scarsi di 2 anni ne abbiamo 1000 in più.
Facciamo funzionare l’esistente, creiamo misure alternative, ci sono degli ibridi, la semilibertà ne è un esempio. ”
A sostegno della tesi di Martone si è espressa anche il direttore dell’ufficio di esecuzione penale esterna per la Campania, Maria Bove:” Le misure restrittive alternative, si è dimostrato, che aumentano la risocializzazione e diminuiscono la recidiva. Fondamentale è il lavoro di rete, per accompagnare la reinclusione sociale in questo cammino della persona condannata.
Vi sono aree di criticità una di queste è la detenzione domiciliare, che è una diversa espliazione della pena, in cui il detenuto anzichè essere in una cella carceraria è in casa, ma ugualmente non ha possibilità di svolgere attività di reinserimento .”
Al convegno ha preso parte anche il docente di Diritto Penale della facoltà di Giurisprudenza della Federico II, Carlo Longobardo, che pone l’attenzione su un altro punto, quello dei penalisti, e alla visione della “funzione della pena”:”‘Oggi i penalisti hanno difficoltà a parlare di funzione della pena, eppure è forse il primo passaggio attraverso cui va letto un sistema penale. C’è questa forza etica legata alla funzione della pena. Delle volte si dimentica che chi va in carcere resta comunque una persona e come tale va trattata, non possiamo parlare di diritti dell’ uomo e poi ce ne dimentichiamo.
Oggi abbiamo più di 150mila regole penali, ciò significa che ad ogni legge aggiungiamo delle piccole regolette che spesso sono contrastanti tra loro. ”
Durante il dibattito, molto significative sono state le parole di Anastasia Costanzo, parte dello staff garante dei detenuti, che propone l’idea di fare incontri con i detenuti via Skype:” Noi ci occupiamo di tenere colloqui con i detenuti, a cui offriamo una possibilità di poter risolvere piccoli problemi. Io insieme ad un team di altri colleghi cerchiamo di ricondurci all’ uomo.
La nostra coscienza sociale non ci dobbiamo fermare, giudicare è facile e non dobbiamo cedere a tutto questo.
Emergono ciclicamente gli stessi problemi ed alcuni di essi ci sembrano addirittura facilmente risolvibili.
Molti detenuti lamentano la scarsità di presenza di magistrati nelle strutture, problema che potrebbe essere risolto con colloqui via Skype, un magistrato potrebbe vedere diversi detenuti dal suo ufficio in una giornata.”
Subito dopo arriva l’intervento di Pangia Adriana, Presidente del Tribunale di sorveglianza :”Non sono molto d’accordo con i colloqui via skype, per me è importante proprio il rapporto, non solo con il detenuto,ma anche con la struttura, il direttore, gli agenti, attraverso i quali si possono ottenere maggiori informazioni che attraverso un canale telematico.
Per quanto riguarda le misure alternative, stiamo cercando di facilitarne le prassi, ci troviamo spesso dinanzi a situazioni esterne difficili. Sappiamo che siamo in un’ epoca di difficoltà lavorativa, ma delle volte riceviamo delle proposte davvero assurde e sopratutto gratuite, che spesso avalliamo anche, con la speranza che possano favorire il reinserimento sociale dei detenuti.”
Un’ interessante misura alternativa alla detenzione è stata proposta da Rosario Petrone, responsabile campano dei cappellani penitenziari, che espone il suo progetto ai presenti : ‘‘In tanti anni che svolgo questo ruolo ho messo su pochi volontari ed insieme abbiamo messo su una struttura in cui accogliamo detenuti in misura restrittiva alternativa.”
Nel dibattito hanno preso parte anche alcuni detenuti, che hanno raccontato le proprie esperienze positive grazie alla messa in pratica di queste misure alternative, fino a quando decide di inserirsi nel discorso Anna Ziccardi, dell’ associazione “Carcere Possibile”, che ci parla dell’ostacolo maggiore alla realizzazione di tutte queste idee :” È vero abbiamo delle misure, ma abbiamo un limite alla loro applicabilità che è enorme. L’ alternativa al carcere è possibile, ma ci sono dei messaggi che ci spaventano, far passare il concetto di “devi marcire in carcere” come giusta, è il primo ostacolo che incontriamo”.
Ermanno Carnevale, Presidente della Camera penale di Napoli pone l’accento sulle tempistiche di questi progetti: ”Noi parliamo e la realtà ci supera ad una velocità straordinaria, mentre noi facciamo dibattiti, ci confrontiamo, fuori il mondo si muove ad una velocità maggiore di 10, 100 volte da cui poi ci troviamo a doverci difendere, dobbiamo er questo agire tempestivamente”.
L’ultimo degli ospiti a dire la sua è stato Luigi Romano, Presidente Antigone Campania: ”Siamo 5 soci a cui è permesso girare le carceri della Campania ed abbiamo notato l’ aumento dell’area penale.
6847 sono le misure alternative in Campania. Si stanno creando dei ghetti giudiziari. È sempre più frequente la realtà nella quale le persone vengono a contatto con le istituzioni solo quando commettono un reato. Non ci sono asili nido, non ci sono scuole e la maggior parte delle persone del territorio vengono a contatto con un assistenze sociale solo quando,appunto, commette reato.
Il maggior numero di aggressioni in famiglia sono incomprensioni risolvibili con il dialogo, nel Centro Storico i troviamo a confrontarci con sfratti che diventano poi occupazioni abusive, perchè mancano le case. Non vengono rispettati i diritti”.