Nicolás Maduro, che già nelle prime ore dopo l’inizio del blackout aveva parlato di un sabotaggio operato dalle forze «imperialiste», è tornato in queste ore ad accusare gli Stati Uniti di aver in qualche modo orchestrato l’incidente e ha annunciato che intende fornire alle Nazioni Unite “prove” della responsabilità di Washington. Mentre gran parte del territorio del Venezuela risulta ancora al buio, mentre la popolazione, allo stremo, assiste inerme a quella che per qualcuno è ormai diventata la “guerra elettrica”. Il ministro della Comunicazione Jorge Rodríguez durante un discorso trasmesso sulla televisione pubblica venezuelana ha dichiarato: «Queste informazioni saranno consegnate alla delegazione dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che arriverà a Caracas tra pochi giorni. Di fatto si attende un team di esperti dell’organizzazione che a breve sarà in Venezuela. Gli daremo le prove del coinvolgimento americano». Il blackout avrebbe avuto origine nella centrale idroelettrica di Guri, nello Stato di Bolívar, l’impianto è dotato di un controllo automatico che, secondo il ministro venezuelano, sarebbe stato manomesso. Rodríguez, a suo parere sostiene che alcuni messaggi pubblicati su Twitter dal senatore statunitense Marco Rubio indicano come quest’ultimo fosse a conoscenza di particolari sul guasto alla centrale impossibili da conoscere a meno di non esserne in qualche modo coinvolti. Più precisamente, Rubio, ha citato anche un tweet del segretario di Stato Mike Pompeo e del leader dell’opposizione Juan Guaidó pubblicati nelle ultime ore secondo il governo venezuelano, avrebbe inviato i primi messaggi, inerenti alla problematica, appena tre minuti dopo l’inizio del blackout: «Come ha saputo Marco Rubio che i generatori di supporto non avevano funzionato? In quel momento non lo sapeva nessuno», palesando che anch’essi sono implicati in quella che ha definito «l’aggressione più brutale alla quale è stato sottoposto il popolo venezuelano negli ultimi 200 anni». Inoltre Rodríguez, ha smentito che «il blackout abbia causato morti negli ospedali del Paese, spiegando che Maduro ha ordinato che i nosocomi fossero dotati di generatori, appunto per prevenire circostanze di questo tipo». Va sottolineato che il popolo venezuelano, da tempo vittima di una crisi politica ed economica drammatica, vive in queste ore momenti di ulteriore e comprensibile preoccupazione. Come accennato, una delegazione dell’Ufficio dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani formata da cinque persone sarà nei prossimi giorni nel paese. Il gruppo visiterà le città di Caracas, Valencia, Barquisimeto e, possibilmente, Puerto Ordaz, e dovrebbe anche incontrare le «vittime di violazioni dei diritti umani». Questa «missione tecnica preliminare», che si svolgerà nei prossimi giorni di marzo, è destinata a valutare l’eventuale visita ufficiale dell’alto commissario, Michelle Bachelet. Intanto, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in collaborazione con le autorità colombiane, ha aperto un centro di accoglienza per offrire sostegno ai rifugiati e ai migranti vulnerabili provenienti dal Venezuela. Si tratta di un centro di assistenza integrata a Maicao, una città di confine nella regione colombiana di La Guajira. Ancora una dura prova per questo dignitoso popolo che da tempo sopporta notevoli disagi.
Raffaele Fattopace