Questo breve scritto, oltre che all’opinione pubblica, interessa a tutti coloro che attualmente o in passato hanno goduto dell’onore e dell’onere di essere ospitati dalle patrie galere.
Partiamo dal principio: siamo nel 2014, l’Italia sta per ricevere una multa enorme da parte dell’Europa, perché la Corte dei diritti dell’uomo ha sancito che lo Stato tratta i detenuti peggio delle bestie, concedendo loro uno spazio di gran lunga inferiore a quello che le normative comunitarie assegnano, con minaccia di gravi sanzioni, ad un maiale da allevamento: 10 mq, mentre un galeotto è costretto in uno spazio di gran lunga inferiore.
Per evitare le sanzioni viene emanato un decreto legge che prevede uno sconto di pena di 1 giorno ogni 10 per i detenuti, mentre per coloro che hanno già saldato il loro debito un risarcimento di 8 euro per ogni giorno trascorso in condizioni sub umane.
All’epoca, per quanto innocente, mi trovavo in detenzione domiciliare per gravi motivi di salute. Il primo giorno che fu emanato il decreto richiesi al mio giudice di sorveglianza lo sconto di pena relativo al mio non breve soggiorno in quel di Rebibbia. Attesi svariati mesi e poi mi giunse laconica la risposta: non “sono competente” a decidere; sarebbe stato più corretto forse il termine “incompetente”, nel senso letterale della parola.
Non mi scoraggiai, presi penna, inchiostro e calamaio e senza assistenza legale proposi ricorso in Cassazione. Anche qui i tempi furono lunghi e defatiganti, ma infine, nel 2017, le mie ragioni furono accolte(non per niente mi chiamo della Ragione), con una decisione di 7 pagine che prende il mio nome e che chiunque può consultare in rete sul sito della Cassazione(Penale Sent. Sez. 1 Num. 9664 Anno 2017).
Nel frattempo ero da tempo ritornato un libero cittadino, non interessato ad un risarcimento in vile moneta, ma decine di migliaia di ex colleghi potranno usufruire di questa decisione, rigorosamente tenuta all’oscuro dagli organi di informazione.
Coraggio fategliela pagare.