Nella notte tra domenica e lunedì, al largo del Finistere, costa situata all’estremo nord-ovest della Francia, c’è stato un incendio sulla nave mercantile italiana “Grande America”, la cui carcassa si è inabissata ieri pomeriggio, ad una profondità di 4600 metri, e ad una distanza di circa 180 miglia nautiche dalle coste bretoni, secondo i dati forniti dalla prefettura marittima di Brest.
La Grande America era un mercantile lungo circa 214 metri, che trasportava con se un carico di auto e veicoli di vario genere nei garage e nei container sui ponti superiori. Era partito da Amburgo, in Germania, faceva rotta verso Casablanca, ed è stato probabilmente in quegli istanti che uno dei container prese fuoco. Il comandante, avvisato subito, sperava di poter controllare l’incendio fino all’arrivo al Porto de la Coruña, in Galizia, sulle coste al nord della Spagna.
La situazione si è aggravata nella notte di domenica, giorno nel quale altri container hanno preso fuoco poco prima che il capitano della nave desse l’ordine di abbandonarla sulle scialuppe di salvataggio. In zona erano stati inviati mezzi di soccorso, tra i quali un aereo da ricognizione della Marina francese, un elicottero Caiman e un rimorchiatore.
Ad avvertire il centro operativo della situazione a bordo della nave italiana era stato ieri sera il MRCC (Maritime rescue coordination center) di Roma, ed alle 4.00 di questa mattina tutto l’equipaggio, composto da 27 persone, è stato recuperato e dichiarato “sano e salvo” dalla fregata britannica HMS Argyll, salvataggio poi confermato dal comunicato della prefettura marittima dell’Atlantico.
Non ha avuto dunque scampo il mercantile che, avvolto dalle fiamme, si è prima piegato su un lato, per poi affondare, destando non poche preoccupazioni alle autorità francesi, che intravedono un rischio di inquinamento enorme, soprattutto per via del fatto che la Grande America si era appena rifornita di carburante, infatti il ministro dell’Ecologia, François de Rugy dichiara ” Il rischio di inquinamento è molto alto. A cominciare dalla fuoriuscita dell’olio combustibile pesante dai serbatoi dell’imbarcazione. Vogliamo conoscere la natura esatta dei prodotti all’interno dei container, alcuni dei quali sono finiti in acqua ancora prima che la nave affondasse. Dobbiamo capire se sia necessario a questo punto mobilitare i nostri sottomarini“.
A cura di Paolo Solombrino