In camicia azzurra e cravatta blu, Zingaretti viene proclamato segretario da parte del presidente della Commissione Congresso, Gianni Dal Moro, dopo la prammatica lettura dei risultati definitivi delle primarie (votanti: 1.582.083. Martina ha ottenuto 345.318 voti pari al 22%, Zingaretti 1.035.955 pari al 66%, Giachetti 188.355 voti pari al 12%. I componenti dell’Assemblea sono così suddivisi: 119 membri dalle liste collegate a Giachetti, 228 per l’area Martina, 653 delegati per Zingaretti). Poi il neosegretario fa un lungo intervento, circa un’ora e un quarto, in cui tocca tutti i punti principali del suo programma per un nuovo Pd.
E nel suo primo discorso da segretario, il presidente della Regione Lazio ha detto che “il Partito democratico non è una bad company”, annunciando una room data e un nuovo statuto. “Serve un nuovo partito, il nuovo Pd. L’organizzazione dovrà cambiare, forse dovrà cambiare tutto e dovremo crederci tutti perché tutti saremo chiamati a dare il nostro contributo”.
“Ricordiamo che oggi 17 marzo si festeggia l’Unità di Italia – esordisce Zingaretti – un augurio al Paese che amiamo e per il quale lottiamo. Ora dobbiamo muoverci. Insieme, io mi auguro, dobbiamo metterci di nuovo in cammino”.
“Non è in gioco solo il governo ma le fondamenta irrinunciabili della nostra comunità politica”, continua il segretario dem. “Il Paese è bloccato e sta decadendo. Il pil è fermo – prosegue – nel prossimo autunno ci sarà bisogno di una manovra di decine di miliardi di euro e sarà drammatica”.
“Su tutte le questioni più urgenti – osserva ancora- abbiamo un governo che pronuncia solo degli imbarazzanti ‘ni’ con un fraseologia tipica della prima Repubblica. L’Italia è un grande Paese che non si governa con i ‘ni’, non si governa con l’immobilismo”.
“Dobbiamo rimettere al centro la persona umana – continua Zingaretti – come hanno fatto le ragazze e i ragazzi scesi in piazza per il clima. Serve più riformismo per affrontare il futuro. Dobbiamo rimettere al centro la giustizia sociale, perché la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti”. Altro obiettivo è “ricostruire una classe dirigente italiana. Mettiamoci alle spalle le contese sugli equilibri interni, avviamo una dialettica nuova tra le componenti. Non dobbiamo più neppure lambire una politica lontana dalla vita”.
Quanto alle europee, Zingaretti conferma che la collocazione del Pd sarà nel gruppo dei socialisti e democratici, “grazie alla scelta di Matteo Renzi, che ha sciolto (quando era segretario, ndr) il nodo della nostra collocazione”. E aggiunge: “Vi propongo la nostra prima iniziativa. Facciamo nostro e rilanciamo l’appello lanciato da Romano Prodi di fare del 21 marzo una giornata per la nuova Europa, esponendo la bandiera europea”.
Nella replica finale il segretario dem ribadisce: “Da 10 anni parlo di un partito pluralista, dobbiamo riconoscere questo valore e questa ricchezza senza costruire tra di noi caricature delle posizioni degli altri. Diamo il buon esempio, anche sul web, perchè se no questo genera confusione. È un invito che faccio a tutti, voltiamo pagina, gli avversari non sono tra di noi ma fuori di noi, raccontiamoci per la forza delle nostre idee”.