Un gruppo di giovani – cristiani, musulmani e non credenti – va alla scoperta per un anno delle diverse comunità di fede presenti a Bologna. Da questa esperienza nasce il libro “Viaggio intorno al mondo” seguito nei prossimi mesi dal docufilm “I nostri” di Marco Santarelli.
Sono ragazzi e ragazze di varia provenienza culturale: si dicono cristiani, musulmani e non credenti. Per un anno vivono un’esperienza di ricerca e studio, incontrando le molte comunità confessionali – italiane e straniere – presenti a Bologna. Esplorano come si intreccia la fede con l’identità personale e collettiva, oggi. Scoprono, letteralmente, un’altra città ricca di storie, culture, passione di fede e di vita.
Il percorso mostra loro (e a noi) come le nostre città vanno trasformandosi. Permette ai ragazzi di viaggiare dentro le proprie convinzioni. Un’incursione straordinaria dentro a mondi vitali “altri”, per conoscere meglio anche se stessi.
IL DOCUFILM “I NOSTRI”
Da questa esperienza è nato il documentario di Marco Santarelli, I nostri. La telecamera segue nella sala studio della chiesa universitaria di San Sigismondo (cuore della zona universitaria di Bologna) le discussioni dei ragazzi, facendo emergere le differenze culturali e di credo di ciascuno. Cosa significa oggi credere e avere una fede, per la propria identità personale e collettiva? I momenti di riflessione e confronto sono scanditi dagli incontri con le comunità e le loro guide spirituali, nei luoghi di culto più ordinari e in quelli più nascosti e improbabili.
PER APPROFONDIRE
Sul sito http://www.viaggiointornoalmondo.org/ è disponibile la presentazione del progetto libro+film, con abstract, genesi, approfondimenti e rassegna stampa.
Fabrizio Mandreoli insegna teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Ha studiato a Bologna e Milano e ha approfondito gli studi di teologia, storia e lingue a Francoforte, Boston e Gerusalemme. Dopo aver svolto attività pastorale nelle carceri e in diverse comunità parrocchiali, oggi si occupa di formazione giovanile e dialogo ecumenico e interreligioso.
Giulia Cella è specializzata in Diritto penitenziario. Attualmente si occupa di progettazione di servizi socio-sanitari, è giornalista pubblicista e collabora in particolare con la testata Avvenire Bologna Sette.
DALL’INTRODUZIONE DEI CURATORI FABRIZIO MANDREOLI E GIULIA CELLA
Un complesso esercizio di cittadinanza, di responsabilità e amicizia.
Potremmo definire così i mesi trascorsi insieme in questo inedito Viaggio intorno al mondo. Il progetto, avviato nel dicembre 2017 e da noi coordinato, ha visto protagonisti un gruppo di otto ragazzi, quasi tutti studenti universitari in materie umanistiche, sociali o educative: Alice Spazian, Erica Graziano, Fatima Zahra Dounasser, Leonardo Caterina, Lorenzo Panzavolta, Riccardo Merighi, Riccardo Tinti e Wissal Chabib. Sei di loro sono italiani e di formazione cattolica, anche se non tutti prendono parte alla vita di una comunità cristiana. Due ragazze hanno invece origine marocchina e sono di religione musulmana. Insieme a loro, talora accompagnati da un altro piccolo gruppo di giovani interessati, ci siamo mossi alla scoperta delle nuove presenze religiose, etniche e nazionali presenti sul territorio della nostra città: Bologna.
I dati statistici parlano chiaro: i residenti di nazionalità straniera che vivono a Bologna sono circa 60.000, appartengono a 149 nazionalità e rappresentano il 15,3% della popolazione (fonte http://inumeridibolognametropolitana.it). In questa nutrita compagine sono presenti cattolici allofoni, cristiani di varie denominazioni, musulmani, aderenti a diverse fedi orientali. Tutto questo ha reso il nostro Viaggio un autentico percorso tra fedi, culture, lingue e costumi “altri” e ci ha visti impegnati su inediti orizzonti di dialogo. Il progetto ci ha visti riuniti settimanalmente nei locali della chiesa universitaria di San Sigismondo: qui ci siamo incontrati per studiare insieme, leggere, discutere, interrogare esperti e da qui siamo partiti per una lunga serie di esplorazioni sul territorio. Alla scoperta degli “altri”, ma anche di noi stessi, della nostra fede – o assenza di fede – con lo sguardo teso su esperienze poco o per nulla conosciute.
Insieme a noi, lungo tutto il percorso, la telecamera di un documentarista sociale di Roma, Marco Santarelli. Già in passato attivamente impegnato presso la Casa circondariale di Bologna per la lavorazione di altri due documentari di rilevante significato sociale – Milleunanotte e Dustur – Santarelli rende oggi testimonianza al nostro Viaggio con un documentario dal titolo I Nostri, distribuito dall’Istituto Luce. L’obiettivo comune è raccontare, attraverso la viva voce dei suoi protagonisti, le tappe del nostro percorso e i risultati conseguiti. L’auspicio è che il nostro Viaggio intorno al mondo possa rappresentare un’esperienza apripista.
La disomogeneità socio-culturale nella quale oggi siamo immersi pone alla coscienza di ciascuno problemi inediti che non possono essere liquidati in maniera semplicistica. Proprio sul terreno della ricerca religiosa sembra oggi emergere una prepotente domanda di riconoscimento della propria identità culturale e sociale e ciò comporta la necessità di trovare un posizionamento giusto e appropriato che consenta a tutte le parti in gioco di andare avanti l’una in presenza dell’altra. La ricerca religiosa e di fede, a livello personale e comunitario, riceve un forte impulso dal confronto con l’altro: anche se problematico e conflittuale.
Il metodo seguito (su suggerimento dello studio Diathesis di Modena) si è articolato in tre passaggi fondamentali: osservare per riconoscere, interpretare e descrivere. In primo luogo, abbiamo portato la nostra attenzione sull’osservazione attenta e “partecipante” dei fenomeni, del modo di pregare, delle caratteristiche principali delle comunità visitate, delle espressioni di fede e di identità personale e collettiva. Grande attenzione è stata riservata alla valorizzazione delle modalità spontanee di approccio e allo sviluppo di una necessaria consapevolezza sulla necessità di un ulteriore lavoro di reinterpretazione personale e collettiva. Ad ogni comunità – oltre all’osservazione delle modalità di preghiera e di raduno – sono poi state poste alcune domande preparate dai ragazzi (e costantemente rivisitate), attraverso le quali abbiamo cercato di individuare il nesso esistente tra esperienza credente e identità personale, comunitaria e di popolo.
Questo si disegna come la vera chiave di lettura delle nostre esplorazioni e ha sollevato nelle discussioni di gruppo molteplici questioni antropologiche, sociali, educative e spirituali, a cui si sono aggiunte tematiche legate alle teologie e alle dottrine presenti, in maniera più o meno esplicita, nella dimensione orante e, più in generale, nel vissuto delle comunità e dei singoli. Infine, il lavoro dei ragazzi si è concentrato su alcuni momenti di riflessione e di sintesi, anche in vista di questa pubblicazione, di cui sono in gran parte gli autori.
Il volume è suddiviso in quattro parti. Nella prima (Incontri) viene offerto il racconto delle molteplici visite alle comunità interpellate: si tratta di una narrazione che risente fortemente della personalità dei ragazzi e riteniamo che proprio in questo risieda l’autentica originalità della sezione.
La seconda parte (Osservazioni) presenta le “note di campo” e le riflessioni maturate a seguito degli incontri con le comunità intervistate, spesso sotto forma di glosse al proprio quaderno di appunti.
La terza sezione del volume (Questioni) propone invece una raccolta di saggi che ripercorrono le grandi questioni affrontate dal progetto, con l’obiettivo dichiarato di non offrire soluzioni definitive, ma di cercare di leggere la complessità dei problemi e della realtà.
L’ultima sezione del testo (Strumenti) contiene materiali, spunti e appunti per quanti coltivino il desiderio di intraprendere un cammino simile al nostro in altri contesti.
Per noi – per tutti noi – questo Viaggio ha rappresentato una ventata d’aria fresca, il contatto inatteso con un vero e proprio “patrimonio immateriale” di ricerca credente e di speranze per poter vivere in un clima politico, umano e sociale in cui nuvole nere si vanno addensando. Abbiamo osservato che non esiste solo la grammatica della paura e dell’insicurezza, ma anche quella della possibilità di un percorso e di un futuro comune.