Tullio Morello passa in rassegna la stagione calcistica appena conclusasi, facendo convergere l’ animo da magistrato e lo spirito da tifoso in un’ attenta disamina della complessa realtà partenopea, una realtà in cui il contesto sportivo non può mai essere scisso dalla compagine sociale.
Giudice Morello, la prima stagione di Benítez al Napoli è oggetto di discussione. Alcuni sono soddisfatti, altri meno. Qual è la sua opinione?
«La ritengo una stagione sicuramente positiva. Il Napoli ha confermato il record di punti dell’ anno scorso (78), e in più ha conquistato la Coppa Italia che nella stagione scorsa non venne onorata. A ciò si aggiunge un cammino più che dignitoso in Champions League, dove siamo stati eliminati per la differenza reti, raggiungendo un record di punti per una squadra eliminata, e anche prestazioni accettabili in Europa League, dove la squadra alla fine ha un po’ mollato in quanto forse questa competizione veniva ritenuta meno prestigiosa. La cosa più positiva è che il Napoli ha indovinato quasi tutti gli acquisti fatti sia nella campagna estiva che in quella di riparazione di gennaio e questo lascia ben sperare. È sicuramente anche merito di Benítez, il quale ha portato dei giocatori che si sono rivelati assolutamente vincenti in un progetto come quello del Napoli mentre in altre squadre non brillavano particolarmente. Inoltre, è anche salito il valore della squadra. Basti pensare che il Napoli ha venduto Cavani per 63 milioni e con quei soldi ha acquistato Higuaín, Mertens, Callejón, e questi poi si sono rivalutati ulteriormente accrescendo quello che era stato il capitale ricavato da Cavani. E questi acquisti hanno anche aggiunto più opzioni per quanto riguarda il gioco. Quindi, la considero una bella stagione dal punto di vista sportivo ed è anche un bell’ inizio di un progetto nuovo, con un allenatore che dà dei valori diversi rispetto a quelli tradizionalmente praticati in Italia. È un allenatore che ha un atteggiamento molto pacato, anche verso i risultati – non si entusiasma troppo per le vittorie, non si deprime troppo per le sconfitte. Ha sempre un profilo molto sereno in panchina, senza creare ulteriori tensioni che, soprattutto in questo momento, anche per la tifoseria potrebbero essere deleteri. È un progetto di un Napoli nuovo, nello spirito del fair play finanziario praticato dal presidente. Un Napoli pieno di valori positivi».
In alcune partite, soprattutto contro le squadre piccole, il Napoli è sembrato venir meno, non solo dal punto di vista tattico ma anche della convinzione. In alcuni frangenti, i giocatori sono forse apparsi un po’ rinunciatari, magari per poco attaccamento alla maglia o è stata una questione di calo fisico?
«L’ attaccamento alla maglia c’è stato e l’ ho visto anche in queste ultime partite dove il Napoli ha ottenuto tre vittorie a campionato concluso e a risultato acquisito, una cosa alla quale non eravamo abituati. Quindi Benítez è stato un allenatore che ha saputo inculcare la mentalità giusta. In altre situazioni, le ultime tre partite ci avrebbero visto soccombere malamente, anche per distrazione. Qualche risultato negativo era fisiologico dopo che si è cambiato modo di giocare, alcuni giocatori anche validi non erano e non sono funzionali al modulo di Benítez, uno fra tutti Behrami. Però ci sta e ripeto, il Napoli ha ottenuto il record di punti della sua storia, nessun Napoli aveva fatto meglio di così. Che altre squadre, la Roma e la Juve, abbiano corso di più, non dipende dal rendimento del Napoli, che la sua parte l’ ha fatta appieno».
Alcune settimane fa il Napoli, suo malgrado, è stato protagonista delle vicende di Roma, la sparatoria nel prepartita e la presunta trattativa sotto la curva. Un certo tipo di stampa nazionale ha fatto una commistione tra due episodi, certamente concatenati ma diversi, e che andavano forse analizzati a livelli differenti. Si è fatta confusione e si è preferito focalizzare l’ attenzione sull’ evento che, ancora una volta, ha messo Napoli e i napoletani in cattiva luce, forse cercando più lo scandalo che la notizia. È d’ accordo?
«Che il Napoli non goda dei favori della stampa è risaputo. La stampa è sempre molto vicina e anche prona, mi permetta di usare questo termine, verso alcune società come la Juve, il Milan, l’ Inter. Sia d’ esempio il fatto che quando Mazzarri si trovava a Napoli era bistrattato da tutti e adesso ha scritto addirittura un’ autobiografia in collaborazione con un giornalista di Sky ed è stata presentata in pompa magna, una cosa inimmaginabile da realizzare a Napoli. Questo esempio è un sintomo del fatto che viviamo realtà diverse. Detto questo, era prevedibile che si facessero delle commistioni e delle analisi un po’ superficiali dell’ accaduto di Roma però è vero che qualcosa e successo anche in campo, infatti lo Stadio San Paolo è stato squalificato. Al di là del verificarsi o meno di questa trattativa, sicuramente quella sera sono successe cose che non dovevano succedere, nello stadio e fuori, sia da parte di ultras della Roma che di ultras del Napoli. Non possiamo nasconderci e fare finta che non sia capitato nulla. Penso che dobbiamo sempre guardare in primis in casa nostra e far sì che certe cose non accadano più».
Riguardo a quegli eventi bisogna prendere atto anche delle enormi responsabilità politiche e istituzionali. Alcuni hanno ricordato che dopo la strage dell’ Heysel, avvenuta in occasione della finale di Coppa dei Campioni (Juventus-Liverpool) del 1985 in Belgio, dove persero la vita 39 persone di cui 32 italiani, l’ allora Primo Ministro inglese, Margaret Thatcher, creò una ferrea legislazione che ha drasticamente ridotto il numero di scontri tra hooligans, almeno all’ interno degli stadi. È possibile applicare in Italia una legislazione simile a quella britannica?
«Una legislazione di quel tipo, premesso che parliamo di paesi, culture e ordinamenti diversi, può funzionare in Italia solo nel momento in cui gli stadi diventeranno di proprietà delle società. A quel punto, sarà interesse delle singole società tutelare e salvaguardare gli stadi e quello che avviene al loro interno. Fin quando gli stadi sono del Comune e le società assumono steward che, con tutto il rispetto, guadagnano 30 euro a servizio, è ovvio che non ci sarà quella professionalità che c’è negli stadi inglesi dove gli steward sono qualificati ed in numero sufficiente a garantire l’ ordine pubblico e che ci tengono ad offrire un buon servizio perché sanno che altrimenti possono perdere un lavoro lautamente retribuito».
Lei, proprio in riferimento alla finale di Coppa Italia, è stato protagonista del sequestro di un pennarello da parte degli addetti alla sicurezza. Risulta paradossale un episodio del genere quando poi negli stadi viene introdotto di tutto. Esiste anche una certa connivenza da parte degli addetti alla sicurezza?
«Il pennarello mi venne sequestrato da un carabiniere che riteneva potesse essere un oggetto pericoloso e questo mi fece anche ben sperare per l’ organizzazione delle sicurezza di quella serata. Purtroppo le cose, come tutti sappiamo, non andarono nel migliore dei modi. In ogni caso, non credo esista connivenza da parte degli addetti alla sicurezza negli stadi. Il problema è che essendo in numero insufficiente e pagati poco, magari non si scelgono le persone maggiormente professionali per fare un lavoro delicatissimo. È una questione di investimenti. Le squadre inglesi investono il 10% del loro fatturato nella sicurezza mentre quelle italiane, forse, investono la millesima parte».
Torniamo allo sport. Il Napoli negli ultimi anni è arrivato più di una volta sul podio. Ora ci vuole qualcosa di grande, lo scudetto o magari la Champions League. Un suo consiglio al Napoli per raggiungere un grande obiettivo.
«Non essendo un addetto ai lavori, non mi permetto di dare consigli, e non li darei nemmeno se lo fossi. Da tifoso, posso dire di essere felice di un Napoli che è al vertice e, per il progetto che c’è, lo sarà probabilmente anche nei prossimi anni. Prima o poi la soddisfazione più grande potrà arrivare. Certamente episodi come quello di Roma o la rapina che avviene spesso a danno dei calciatori non favoriscono l’ arrivo a Napoli di campioni ancora più grandi di quelli che abbiamo. Credo che anche la città abbia le sue colpe se a volte i risultati non sono quelli che ci si aspettano. Spero che il Napoli possa vincere , che possa riuscirci la prossima stagione ma l’ importante è che la società resti sempre al vertice del calcio italiano ed europeo. Mi auguro che vinca in maniera serena e senza stravolgere le regole di una società di capitali che, prima di tutto, non deve fallire. Se poi vince, tanto meglio».