Al Teatro Civico 14, domenica 28 aprile, alle ore 19, il regista Massimiliano Civica racconta aneddoti, storie, detti memorabili e vita di Eduardo De Filippo. Un modo divertente e pieno di leggerezza per entrare in contatto col grande maestro napoletano.
Sempre domenica 28 aprile, alle ore 17, riprendono gli appuntamenti di approfondimento sul teatro a cura di Alessandro Toppi e Michele Di Donato (ingresso libero) con il regista Massimiliano Civica. Classe 1974, dopo una Laurea in Storia del Teatro alla Sapienza, Civica svolge un percorso formativo che passa dal teatro di ricerca (Odin Teatret di Eugenio Barba) alla scuola della tradizione italiana (diploma in Regia presso l’Accademia Silvio D’Amico) per poi compiere un apprendistato al Teatro della Tosse di Genova. Dal 2013 tiene il corso di alta specializzazione in recitazione presso l’Accademia Silvio D’Amico di Roma. Dal gennaio 2018 è consulente artistico della direzione del Teatro Metastasio di Prato. Ha all’attivo tre premi UBU per la regia: Il Mercante di Venezia (2008), Alcesti (2015) e Un quaderno per l’inverno (2018). Nel 2018 gli viene assegnato, per l’insieme della sua attività teatrale, il Premio Hystrio alla regia.
Note allo spettacolo:
Leo De Berardinis amava ripetere: “C’è una sola tradizione, ed è la tradizione del nuovo”. Eduardo è tradizione del nuovo, un uomo che impara da suo padre Scarpetta a spingere tutte le pratiche spettacolari ricevute in dono dal passato verso il futuro. Di Eduardo è stato fatto un monumento, mentre lui era un uomo con una “forte nostalgia del futuro”. Un ricercatore indomito, crudele e sempre pronto a buttare via tutto quello che aveva accumulato per la ricerca di qualcosa di vivo. È da questo Eduardo che è bene ripartire.
Eduardo qualche anno prima di morire dichiarò che voleva lasciare dietro di se “Tutto ‘mbrugliato”, ovvero tutto confuso, non ricostruibile in una prospettiva di biografia storica. Eduardo era convinto che contassero sole le opere, non la vita personale dei loro creatori. Non voleva essere santificato e “monumentalizzato”, voleva lasciare solo un punto da cui i giovani potessero ri-partire per conto loro. Questa lezione-spettacolo è un viaggio senza speranze nel gomitolo imbrogliato dell’arte di Eduardo