“I nostri genitori ci hanno pregiudicato per tutta la vita”. Sono parole forti quelle pronunciate da Antonio Piccirillo, figlio del boss Rosario Piccirillo, che oggi dal corteo anticamorra sceso in piazza a Napoli invita tutti a ribellarsi alla camorra. Per primi i figli dei camorristi.Quando prende la parola la piazza lo applaude, lo sostiene.Accanto a lui, dopo un lungo abbraccio, c’è Samuele Ciambriello, Garante dei Detenuti della Regione Campania, che lo accoglie e dice: “Ci sono storie come questa di Antonio che sono piccole cose dal valore non quantificabile, questa è una delle centinaia di storie in positivo, però occorre proteggerle, coltivarle e soprattutto promuoverle.”Più di mille persone hanno partecipato alla marcia anticamorra in piazza Nazionale «DisarmiAmo Napoli» organizzata da «Un popolo in cammino» con tante associazioni, familiari delle vittime innocenti della criminalità, sindacati e istituzioni. Assente invece la gente del quartiere, dove venerdì pomeriggio la piccola Noemi, 4 anni, ricoverata in Rianimazione al Santobono, è rimasta ferita per un proiettile che le ha attraversato i polmoni. «Non è possibile che la gente sia omertosa di fronte a quanto accaduto – tuona una donna riferendosi alle tante persone affacciate ai balconi in piazza – perché quello che è accaduto potrebbe capitare a chiunque e non è giusto voltarsi dall’altra parte». «Che nessun genitore sperimenti questa esperienza al limite – dice Maria Luisa Iavarone, in piazza insieme al figlio Arturo – la vita ha un valore supremo. Oggi Arturo è qui con noi, aspettiamo presto Noemi, perché anche lei sia parte di un grande popolo che ha scelto di liberarsi e di vivere libera perché questa storia ci deve insegnare molto di più di quanto non ci stia dicendo oggi». «Sono stato a questa manifestazione oggi a piazza Nazionale a Napoli – dichiara Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania – Siamo stanchi della violenza, della crudeltà di questi criminali, della malavita organizzata. Stanchi delle parole e delle promesse. Ero lì per testimoniare una reazione civile, sociale e culturale. Ero lì per mettere un argine agli impresari della paura, ai vacui slogan tardivi della politica romana. Ero lì per denunciare che mancano le risorse per scuola, cultura, welfare e lavoro. Ero lì per tallonare chi parla della resipiscenza civica sui social ma non è tra le persone. In cammino con le persone. Meglio esserci che discutere sempre sull’essere». Tante le testimonianze di chi ha perso un familiare a causa della criminalità, come i parenti delle vittime innocenti come Antonio Landieri, Gianluca Cimminiello e Palma Scamardella, che hanno preso la parola per ricordare il sacrificio dei loro cari.