Oggi votiamo, un po’ distratti e un po’ smemorati. L’antipolitica, la sfiducia ed il pessimismo sono diffusi in molti Paesi europei. In Italia, nonostante tutto, il numero dei votanti ha sempre avuto un segno positivo.
Tutti attendono un segnale politico dalle urne. Ma restiamo in Europa e diciamo subito una cosa con chiarezza. Se i conservatori dovessero prevalere in modo netto, si può star certi che non cambierà nulla. Una vittoria del Partito dei Socialisti Europei, in Italia quindi del PD, riaprirebbe i giochi, a cominciare dal Presidente della Commissione Europea che diventerebbe il socialista Martin Schulz, il quale supererebbe il lussemburghese, popolare, Jean Claude Juncker.
Questa è una prima grande novità: nel voto si sceglie direttamente il Presidente della Commissione Europea. Innovazione significativa, non il risultato di una trattativa dietro le quinte di qualche ufficio a Bruxelles. Grillo ha spostato, però, l’attenzione dal voto europeo verso un giudizio sul Governo italiano, sottolineando il carattere politico del voto.
Renzi ha avuto il merito di ever capito questa manovra, ha sentito il fischio d’inizio della partita e si è messo a giocarla, anche sul terreno del suo principale avversario politico: le piazze. Il premier ha parlato sì di Europa, del superamento dell’austerità e della burocrazia, ma ha messo in campo una squadra fatta di donne capolista e di vari giocatori. Una squadra di intermediazione sui territori per recuperare voti e consensi al PD.
Renzi ha personalizzato la campagna elettorale, ha unito il PD, ha promosso e promesso politiche che favoriscono la crescita e l’occupazione senza abbandonare il rigore dei conti pubblici. Renzi ha scosso il PD meridionale, sommatoria di feudi e ras locali, costringendolo a cercare una linea comune, a sognare quanto meno una nuova sinistra meridionalista.
C’è bisogno, anche in Campania, di un PD che non indirizzi le proprie energie in un esasperante confronto di posizioni personali ma che si apra a nuove personalità della società campana, di figure esterne o anche interne messe da parte. Un PD che recuperi passione e radicamento territoriale.
Il voto, quindi, non può essere un autocompiacersi della propria “purezza idenditaria” ma un condizionamento in uomini e percorsi per il rinnovamento della politica italiana.
L’Europa, ostaggio della rabbia dei poveri e dell’euroscetticismo, saprà alzare la testa? Certamente deve cambiare passo: agire, reagire e decidere.
Non è più tempo di gattopardi,rancore ed odio. Bisogna farsi interpreti del rinnovamento per superare la crisi sociale ed economica o resteremo vittime del declino.