In Campania si assiste da qualche anno ad un grande e crescente fermento nel campo dell’innovazione, in termini di esperienze, idee, proposte, con la conseguente creazione di startup e comunità di incontro e confronto, soprattutto stimolate da giovani talenti, che fa della nostra regione un polo di attrazione dei professionisti della open innovation, quali policy maker, istituzioni di ricerca, business angel, venture capitalist e imprese di vario genere interessate ad investire nel settore.
Viene premiata cioè la creatività e la bravura dei nostri giovani sviluppatori e informatici e non a caso sono venuti qui ad investire e realizzare centri di sviluppo e formazione e hub di open innovation colossi come Apple, Cisco, Tim, per citare i più famosi. Una silicon valley partenopea dove sperimentare, attraverso giovani talentuosi del posto, tutti i più importanti temi della digital transformation e della multicloud.
Merito, va detto, anche della Regione e in particolare dell’attivismo dell’assessora regionale all’Innovazione, Valeria Fascione, a suo modo artefice di questa piccola rivoluzione digitale. Suo l’obiettivo di far crescere una comunità digitale e il suo ecosistema, attraverso continue iniziative per sostenere le startup campane, offrendo loro possibilità di incontro e strumenti per l’affermazione delle migliori idee di impresa. Anche gli atenei da tempo stanno producendo, attraverso i propri centri ad Alta tecnologia, decine di esperienze con propri spin-off, contribuendo al rafforzamento del sistema campano dell’innovazione.
Ma altrettante sono le esperienze avviate in Campania che nascono in maniera autonoma; startup che spesso sono spin-off di imprese ormai affermate nel campo informatico o nel business development che vengono create per obiettivi specifici, come conquistare il mercato offrendo soluzioni e prodotti innovativi e all’avanguardia.
Prendiamo il caso della Farzati Tech, startup con sede in Casal Velino, che nasce come spin-off della Farzati Consulting Srl, che si occupa da tempo di sviluppo e consulenza informatica in ambito aerospaziale. Ebbene, essa è stata selezionata, unica del Sud Italia, tra le prime dieci start-up innovative ammesse al Pitch2019 di Seeds&Chips Global FoodInnovation Summit, il più importante appuntamento internazionale della Foodtech Innovation, che si è svolto parallelamente al TuttoFood a Milano nei giorni scorsi.
Un prestigioso riconoscimento per la startup cilentana che ha presentato a Milano, nei 3 minuti dello speech concesso alle 10 startup internazionali (solo tre quelle italiane selezionate) della Pitch competition, davanti a consulenti business, venture capitalist, imprese e media con profonda conoscenza e interesse nell’agrifood tech, il progetto WECA BluTech, un sistema di tracciabilità per la filiera alimentare che assicura il controllo della qualità e la certificazione del prodotto su tutta la filiera utilizzando l’architettura informatica della blockchain nonchè un dispositivo portatile innovativo, messo a punto da una prestigiosa università italiana, che riesce a distinguere, in brevissimo tempo, per qualsiasi prodotto alimentare, tipologia, provenienza e presenza di elementi coerenti e non con l’impronta tipizzata che ne garantisce sempre la matrice di origine.
Come è noto l’uso delle blockchain consente di qualificare e garantire, in modo inequivocabile, tutti i processi di controllo qualità e di certificazione del prodotto, oltre che la velocità di diffusione dell’informazione, garantendone la protezione e l’autenticità su tutta la filiera. Il BluTech, attraverso l’impiego dello strumento basato sulla spettroscopia ad infrarossi vicini, consente di identificare e tipizzare l’origine del prodotto ed altre caratteristiche che ne caratterizzano l’impronta unica ed inequivocabile. L’impronta acquisita digitalmente viene conservata tramite un sistema di crittografia. Sarà così prodotta l’impronta digitale, che rappresenterà la firma univoca del tipo individuato e fungerà da campione inequivocabile per tutto il percorso di tracciabilità e rintracciabilità nella supply chain. Tutte le impronte acquisite vengono archiviate in modo distribuito attraverso la blockchain che ne garantisce per sempre l’integrità informativa, consentendo di verificare il prodotto dall’origine e tracciarne la validità in tutto il ciclo di vita, con evidenti vantaggi competitivi per le imprese agroalimentari che adotteranno tale tecnologia.
Una grande soddisfazione per il team della Farzati Tech, a partire dalla CEO Founder Antonella Farzati e dal Chief Technology Officier Giorgio Ciardella, fino ai giovani infomatici Attilio Mondelli, Erica Retta, Francesco Ruocco, Davide Calandra e Angelo Minardi, tutti talenti cilentani doc.
Ma la startup è impegnata attualmente anche in altri progetti, tra cui la realizzazione di una piattaforma di diagnostica radiologica avanzata in multireality su HTC VIVEpro, con la possibilità di navigare in modalità virtuale all’interno di organi o vasi sanguigni, ideale per centri diagnostici multispecialisti. Altri progetti in cantiere sviluppano la tecnologia BluTech anche nella filiera ittica e in quella della mitilicoltura.
Progetti e prodotti di intelligenza artificiale e digital transformation per le tematiche e le esigenze più attuali dell’alimentazione e della salute verso i quali vi è una crescente attenzione di imprese private ma anche di istituzioni e autorevoli centri di ricerca di livello internazionale.
Una bella realtà imprenditoriale che conferma l’assoluto valore creativo e professionale delle nuove imprese campane, che sono in grado di progettare e sviluppare soluzioni tecnologiche innovative e competitive e proporle sul mercato internazionale. Una speranza in più per i giovani meridionali troppo spesso costretti a trovare altrove le opportunità per dimostrare il loro straordinario talento.