Dopo oltre 70 anni di attività, e un’esperienza unica sulla vinificazione delle uve autoctone, la Cincinnato ha deciso che i tempi erano maturi per allargare gli orizzonti e le aspettative di due vitigni fondamentali per il Lazio come il Bellone e il Nero Buono. Sono queste le uve dalle quali prende vita la maggior parte della produzione della cooperativa presieduta da Nazzareno Milita, finora sfruttate per le loro caratteristiche più immediate e da oggi invece premiate con una scelta difficile ma sfidante.
ENYO, nome che tornando all’antica Grecia rimanda proprio alla dea Bellona, dopo una leggera macerazione sulle bucce e una permanenza sui lieviti effettua la fermentazione malolattica, affina poi per un anno in acciaio prima dell’imbottigliamento.
KORA, dall’antico nome della città di Cori, è un omaggio che la Cincinnato ha voluto fare alle proprie origini. In questo caso il Nero Buono affina per due anni in legno prima di essere imbottigliato, unendo all’attenzione in cantina una maggiore precisione nella scelta delle uve che provengono solo dai migliori vigneti dell’azienda.
Un progetto che prende il via subito dopo il lancio del metodo classico millesimato, sempre da uve Bellone, e in contemporanea con la messa in commercio del nuovo vino da uva Malvasia Puntinata. Un’attenzione importante verso i vitigni tradizionali, che la Cincinnato ha fatto propria da sempre, fino a farla diventare una delle sue caratteristiche fondamentali. Anche quando tutti in Italia puntavano sugli internazionali, la Cincinnato ha preferito rimanere ancorata alle radici, al contatto stretto con i propri soci e ad un’idea di cooperativa fatta sì di numeri ma mai senza la qualità.
Questo, in fondo, è il successo dell’azienda, ovvero aver saputo fare una scelta in controtendenza che sul lungo termine si è rivelata lungimirante e, allo stesso tempo, scegliere sempre il buono rispetto al facile. Unico cedimento, forse, al gusto imperante di qualche anno fa il Pozzodorico, Bellone affinato in legno, che infatti con la nascita di ENYO è stato eliminato dalle linee di produzione sia perché in qualche modo ormai superato dal tempo (e dal nuovo arrivato) sia perché, fondamentalmente, questa uva a Cori non guadagna molto nell’essere circoscritta dal legno.
L’amore per i luoghi d’origine, verdi e ancora in parte incontaminati, ha suggerito anche il passaggio che si sta per concludere e che vedrà presto la luce, una linea certificata biologica che verrà presto svelata nei dettagli. Un’attenzione alla sostenibilità che da sempre fa parte del lavoro dei tecnici e dei soci di Cincinnato, che tra qualche mese sarà anche sugli scaffali delle enoteche e nelle carte dei ristoranti con una certificazione ufficiale.
“Proprio il mondo della ristorazione e delle enoteche – conferma Nazzareno Milita – continua ad essere il mercato di riferimento di Cincinnato per le sue produzioni. È qui che vogliamo farci conoscere sempre di più ed è qui che la nostra capacità di arrivare sul mercato con prezzi validi, senza però fare sconti all’eccellenza nel bicchiere, può fare davvero la differenza. Dopo la presentazione alla stampa, infatti, Enyo e Kora saranno presentati, insieme al resto della produzione, al mondo della ristorazione. Se saremo bravi a farli conoscere per quello che realmente valgono potremo avere davvero grandi soddisfazioni da questi due vini”.
L’EVENTO DI PRESENTAZIONE
Giovedì 23 maggio, alle 11:00, a Roma, presso i locali di Sviluppo Horeca, sono state presentate le nuove riserve della Cantina Cincinnato di Cori. Il presidente della Cincinnato Nazzareno Milita, insieme alla responsabile marketing Giovanna Trisorio e al giornalista e relatore Fisar Fabio Ciarla, hanno guidato i presenti in un percorso di conoscenza e approfondimento dei due vitigni più importanti di Cori. Per il Bellone si è partiti dal Metodo Classico, in commercio dallo scorso anno, nella versione millesimata 2015 con circa 30 mesi di sosta sui lieviti. Poi si è passati alla versione fresca e immediata di questa uva con il Castore 2018, una delle etichette più diffuse e rappresentative della Cincinnato, per arrivare poi a ENYO 2017 che ha dimostrato un grande carattere unito a bevibilità. Con il Nero Buono si è partiti dal Polluce 2017, vino fresco e giovane unito di nome e di fatto al Castore per tipologia di consumo, passando poi all’Ercole 2015 e al KORA 2015, degustati insieme per poterne apprezzare le differenze che risiedono, in particolare, sulla ricerca di una maggiore finezza nella riserva vista la forza comunque presente nei vini da uve Nero Buono.