Roma e la Roma ammainano un’altra bandiera. Daniele De Rossi saluta il suo pubblico, i tuoi tifosi, un pezzo della sua vita. Lo fa in un altro 26 maggio, che nella mente del tifo giallorosso rimanda a dolorosi ricordi, e in occasione di un Roma-Parma, che chiude simbolicamente il cerchio tra quello che fu, uno storico scudetto, e ciò che non ci sarà più. Dopo seicento e 16 (ecco che il numero magico che gli ha scritto carriera e storia) partite DDR lascia, sfrattato dalla casa che è stata sua per 18 lunghi anni. Un addio più intimo e meno recitato rispetto a quello del suo ex Capitano, ma ugualmente acuto, triste, forse insopportabile per Daniele e la fascia che solo due anni fa gli lascio’ in eredità l’ultimo Re di Roma.
E’ stato così per Francesco Totti, è così oggi per Daniele De Rossi, ma se per il capitano ha deciso il tempo, per DDR hanno deciso altri, la proprietà americana, mai amata da queste parti, un presidente lontano e assente e anche oggi sonoramente fischiato dal pubblico. Alla fine Roma ha battuto il Parma, ma questa vittoria inutile non ha tolto dall’imbarazzo come accadde invece due anni col gol-Champions di Perotti contro il Genoa. A far correre i brividi lungo la schiena ai 62mila dell’Olimpico non ci ha pensato il goleador di turno ma l’ultimo simbolo di Roma. E Roma, con l’Olimpico, lo ha salutato in un’atmosfera di struggente malinconia, di catarsi collettiva. DDR, 36 anni a luglio, si è tolto per l’ultima volta la sua seconda pelle e la fascia da capitano, consegnandola a Florenzi, perchè la vita continua e c’è un futuro come ha raccontato ieri il suo ‘arrivederci’.