Noa Pothoven non si è sottoposta a eutanasia, ma si sarebbe lasciata morire, rifiutando ogni alimento e ogni cura. E’ questa l’ipotesi che si sta facendo strada sulla morte della 17enne olandese vittima di depressione e anoressia dopo due stupri, su cui il mondo si interroga da quando la sua vicenda è rimbalzata sulle prime pagine. Sarà una ispezione del ministero della sanità olandese, ed eventualmente una successiva indagine ufficiale, a fare definitiva chiarezza sulle circostanze della morte, ma è già polemica sulle questioni etiche sollevate dal caso, sulle quali è intervenuto oggi anche Papa Francesco. La stampa olandese e britannica aveva parlato di eutanasia, legale in Olanda, come pure il suicidio assistito, in certe condizioni. Ma Noa, a quanto si è appreso, aveva ricevuto un rifiuto quando si era rivolta autonomamente, l’anno scorso, ad una clinica specializzata dell’Aja. Il ministero olandese vuole vederci chiaro, ma da fonti olandesi interpellate dall’ANSA trapela che la ragazza, già sofferente di anoressia da molti anni e sottoposta a vari tentativi di cure, avrebbe semplicemente deciso di non mangiare né bere, e di rifiutare le cure. Una circostanza purtroppo non rara in queste patologie e di fronte alla quale non è facile accertare se familiari e medici avrebbero potuto fare qualcosa. O se lo abbiano voluto. Per questo l’ispezione del ministero, che vuole accertare “il tipo di cure ricevute da Noa e se ci sia stato qualche errore” nei trattamenti somministrati.
Papa Francesco in un tweet, il giorno dopo la notizia della vicenda di Noa, ha scritto: “L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza”.