“Oggi la mia postazione sarà diversa, voglio parlavi guardandovi negli occhi. Uno ad uno, perché i rapporti interpersonali, come l’affettività sono fondamentali.,“ha così esordito il garante delle persone private della libertà personale della regione Campania Samuele Ciambriello all’apertura del convegno, “Affettività e habitat: un binomio di diritti negato in carcere”, tenutosi oggi, presso l’università telematica Pegaso,isola F2, centro direzionale, Napoli. Tanti i punti su cui si è focalizzato Ciambriello, dallo spazio fisico del carcere, in termini anche di edilizia alla riflessione su altri temi “sensibili” come appunto la vicinanza e la distanza nelle celle, carenza di spazio vitale, vuoto comunicativo e relazionale ed infine la mancanza d’igiene. Non è mancato l’appunto sulla nota sentenza Torregiani 2013. ” auspico che vi siano maggiori proposte di ristrutturazione e riorganizzazione in grado di riqualificare gli spazi di lavoro, studio e socializzazione e di favorire momenti di confronto al fine di avviare percorsi di responsabilizzazione, autonomia e partecipazione dei detenuti” ha detto Ciambriello. Ha poi puntualizzato sulla favorevolità di incontri frequenti e intimi con le persone con le quali vi è un legame affettivo. Non sono mancati anche interventi e riflessioni comuni da operatori penitenziari, Garanti, politici, docenti universitari. Ha infatti preso parola ritenendosi pienamente d’accordo anche Liberato Guerriero, PRAP Piemonte. Non sono mancati i ringraziamenti al Garante anche del Direttore Generale presso Università telematica Pegaso, Elio Pariota. “Grazie mille a Samuele Ciambriello per la sua battaglia per la rieducazione dei detenuti, perché solo in questo modo si può migliorare. Perché il carcere deve migliorare la persona e correggere il suo comportamento e non umiliare l’essere umano.” A tale dibattito ha preso parola anche il magistrato Francesco Cananzi che ha espresso il suo pensiero sulle carceri: “parlare di carcere e di dignità umana oggi sembra discostante ma questo è assurdo. Noi dobbiamo iniziare ad attuare la nostra Costituzione perché come dice Mattarella è la nostra cassetta degli attrezzi, dove poter partire e rintegrare nei migliori dei modi. Noi dobbiamo dare una chance al detenuto. Perché ricordate aveva ragione Kennedy, il degrado che sta dentro le carceri quello che troviamo fuori è anche peggio.” Non è mancata anche la sollecitazione di Luigi Romano, responsabile scientifico dell’osservatorio regionale sulle carceri di incentivare le ristrutturazioni delle carceri, invitando ad utilizzare centri urbani in disuso e riutilizzarli per il bene comune dei detenuti. A coclusione della presentazione non è mancato il toccante intervento della Consigliera della regione Campanisa Maria Antonietta Ciaramella: “Io che rappresento la politica ho il dovere di interrogarmi. E voi insieme a me. Chi nella vita non ha subito una violenza? Io nella mia vita ho subito una violenza grande, mi è stato tolto un fratello di 16 anni accoltellato per un cellulare. Io mi interrogo perché ho bisogno di capire il perché, il perché della deviazione. Perché se io mi ritengo una persona diversa, devo comportarmi da tale e quindi cercare di aiutare a ritornare sui passi giusti. Altrimenti anch’ io sarei una persona incivile. Noi dobbiamo ricordare a noi stessi e agli altri di quando parliamo di carceri, delle pene da scontare e siamo favorevoli all’ergastolo, dobbiamo ricordare che dietro ad un reato c’è una persona da aiutare. perché seppur la distruggiamo non portiamo nessuno in vita ma creiamo solo altre vittime.”
A metà mattinata si è discusso tanto sullo spazio della pena, e quindi dell’habitat. Alla presidenza Franco Corleone, garante delle persone private della libertà personale della regione Toscana e non sono mancati gli interventi tecnici di Luca Zevi, vice presidente dell’istituto nazionale di Architettura. Hanno preso parola anche Carlo Brunetti, direttore della casa di reclusione di Carinola; Marella Santangelo, professore associato di composizione architettonica e urbana; Marco Puglia, magistrato di sorveglianza e Monica Latini, assistente sociale U.I.E.P.E. Nel pomeriggio si è approfondito della socialità e dei rapporti all’interno delle carceri ad aprire il dibattito Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà personale della regione Lazio, portavoce garanti territoriali, che ha presentato un testo suo,di Corleone, Ciambriello ed altri garanti locali,come proposta di legge al Parlamento sul tema dell’affettività. Subito dopo sono intervenuti Grazia Zuffa, presidente dell’associazione ” la società della ragione”; Don Franco Esposito, cappellano di Poggioreale; Carlotta Giaquinto, direttore della casa Circondariale di Pozzuoli; Filomena Capasso, magistrato di sorveglianza. Non poteva mancare a conclusione del convengno il pensiero di Lucia Fortini, Ass. Regionale alle politiche sociali.
Alessandra Martino