“Ancora un suicidio nel carcere di Poggioreale. C.M., 38 anni, è morto in una cella del padiglione Napoli. Lo ha trovato impiccato il cognato detenuto nella stessa cella. Si tratta del terzo suicidio nelle carceri campane quest’anno, il 23esimo in Italia nel 2019. Non si può morire di carcere e in carcere”. Lo rende noto Samuele Ciambriello, garante per i diritti dei detenuti in Campania. “Il padiglione Napoli – aggiunge – è uno dei più vecchi di Poggioreale e qui in 9 anni si sono verificati diversi suicidi. Ci sono fino a 8 detenuti per cella. Il sovraffollamento è una specie di pena accessoria e questo non è accettabile per uno Stato di diritto”. Il garante, che lunedì scorso ha accompagnato in visita a Poggioreale i deputati Siani, Rostan e la consigliera regionale Bruna Fiola sottolinea che “il ministero delle Infrastrutture ha assegnato 12 milioni da tre anni per il rifacimento di 4 padiglioni ma il Provveditorato alle Opere Pubbliche ha fatto solo dei sopralluoghi ma non esiste alcun progetto esecutivo“. Il garante ha anche aggiunto ai microfoni di “Linkabile” quella che potrebbe essere la soluzione giusta per poter prevenire tali tragedie. “Io credo bisogna incentivare le figura di educatori, assistenti sociali, psicologi, perché avere un incontro raramente con questi serve a ben poco, non è fruttifero avere contatti solo con agenti penitenziari. C’è bisogno di supporto morale. Spero anche che ci sia un aumento di agenti penitenziari all’interno delle carceri, soprattutto in carceri sovraffollati come quello di Poggioreale. Ciambriello, inoltre, ha dato uno spunto e un’idea di gestione dei detenuti durante il pomeriggio.
“Credo che bisognerebbero aumentare anche il numero di laboratori e di attività poiché dopo le 16 per mancanza di personale non c’è sorveglianza e di conseguenza nessuno può monitorare che tutto vada nel verso giusto, sarebbe gradita la presenza di un commissario di vigilanza ma anche ripeto di educatori.” E’ importante sottolineare un dato importante, avvenimenti come questi mostrano come la maggior parte dei suicidi nelle carceri avviene da persone che hanno quasi già scontato la pena, proprio come avvenuto oggi. Per il trentott’enne, C.M., era prevista la fine di pena nel 2022.