Dopo mesi di incertezze, austerità scontri di piazza dove a pagare il prezzo più alto è stata proprio la popolazione venezuelana, il dialogo sembra prendere piede e condurre la nazione stremata in un confronto costruttivo tra le parti. Le trattative in corso sono giunte al terzo giorno, il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, ha dichiarato che: «si stanno facendo progressi lungo il cammino per la fine dell’usurpazione e la creazione di un governo di transizione e libere elezioni». A fare da negoziatore per la terza volta è la Norvegia, spostando per l’occasione la sede del dialogo da Oslo a Bridge town, nelle Barbados. In merito anche l’Unione europea, ha fatto giungere il suo sostegno che a questo punto rafforza l’iniziativa norvegese, il cui rappresentante, Enrique Iglesias, ha incontrato a Caracas Guaidó. i due, durante l’incontro nel Palazzo federale legislativo, hanno dialogato sui temi attualmente in discussione nella capitale caraibica, dove, secondo il leader dell’opposizione è fondamentale trovare una soluzione per «porre fine alla tragedia che stiamo vivendo. Non possiamo commettere l’errore di guardare a un meccanismo come a una soluzione, questo sarebbe una trappola, in riferimento all’attuale situazione venezuelana. Non confido in un solo meccanismo, ma nella gente, nella mobilitazione, nella forza della comunità internazionale, nella partecipazione». Di fatto, le due posizioni sembrano ruotare ufficialmente attorno a due richieste principali: secondo i rappresentanti governativi, la fine delle sanzioni internazionali e l’approdo a nuove elezioni chieste dall’opposizione. Tiepidi ma si intravedono i primi segnali di una schiarita. C’è da attendere tempi migliori sugli effettivi progressi e rispettivi compromessi sarà necessario attendere la fine della trattativa. I 33 paesi membri della Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi (C.E.L.A.C.) come ratificato nel 2014, che si ritengono più coinvolti dalla crisi venezuelana hanno segnalato la loro posizione riguardo alle trattative in corso alle Barbados. Cuba, in particolare, ha espresso il proprio sostegno al dialogo venezuelano per una «soluzione pacifica delle controversie, al fine di bandire per sempre l’uso e la minaccia dell’uso della forza nella nostra regione». Il Ministro degli Esteri Cubano, lo scorso maggio, durante una visita in Russia, aveva reso noto l’incoraggiamento al dialogo che il suo governo aveva inviato a Caracas. Diversa la visione degli Stati Uniti, un portavoce del dipartimento di stato, durante una conferenza stampa, ha inviato diverse indicazioni, affinché il tavolo aperto alle Barbados assuma come primo punto della propria agenda l’uscita di scena di Nicolás Maduro. «Qualsiasi discussione su una transizione deve includere la partenza di Maduro come precondizione per le elezioni». All’agenzia spagnola EFE, lo stesso funzionario avrebbe dichiarato che il governo di Washington «sostiene tutti gli sforzi per ripristinare la democrazia e alleviare la sofferenza dei venezuelani e il peso della crisi nella regione», purché vengano rimossi dal potere gli attori corrotti e antidemocratici».
Raffaela Fattopace