Hanno aspettato una risposta per 51 anni e l’hanno trovata in cinque giorni. I familiari dei marinai francesi imbarcati su «La Minerve», (all’epoca) sofisticatissimo sottomarino militare, hanno passato mezzo secolo a chiedersi che fine avessero fatto i loro padri e fratelli, inabissatisi durante un’esercitazione nel gennaio del 1968 e mai più tornati in superficie. Persi senza una ragione, chissà dove: spariti. Ieri il mistero è stato in parte risolto: il relitto del sottomarino è stato ritrovato 45 chilometri al largo delle coste di Tolone, sprofondato 2.370 metri sotto il mare, spezzato in tre ma con alcune lettere del nome ancora ben visibili.
Di cosa sia davvero successo si sa poco: il sottomarino sarebbe imploso, affondando del tutto in pochi minuti, forse per un problema tecnico. Le ricerche cominciarono quando il mezzo non fece rientro alla base: 20 barche, elicotteri, un aereo e un piccolo veicolo da immersione dell’oceanografo Jacques Cousteau non portarono alcun risultato. Passarono tre anni, la Marina francese rinunciò. Ma non dimenticò.
L’anno scorso, nel cinquantesimo anniversario dalla scomparsa, organizzò una cerimonia in ricordo dei ragazzi. I familiari si ritrovarono e iniziarono a fare pressioni perché si tornasse a cercare: avevano saputo che un «drone marittimo» aveva avvistato dopo un anno il sottomarino San Juan, scomparso in Argentina nel 2017. Le nuove tecnologie hanno riacceso la speranza. Così i francesi all’inizio dell’anno hanno ripreso le ricerche, mappato le correnti (anche quelle dell’epoca), e ipotizzato il punto di caduta de La Minerve. Poi hanno chiamato l’azienda americana Ocean Infinity, quella che coi sonar e i droni ritrovò il San Juan: il loro «segugio» telecomandato ci ha messo 5 giorni a individuare il relitto francese. «Un successo, un sollievo e un trionfo della tecnica», ha twittato la ministra della Difesa Florence Parly. Ma non sarà spostato: «È un santuario marittimo», e i corpi sono introvabili. Ma anche i cari di chi vi è sepolto oggi sono in pace.