Non è mancata la nota del monsignor Antonio Di Donna sulle possibili conseguenze del blocco dell’impianto dal primo settembre. Ecco quanto evidenziato da “Linkabile” :
“In questi giorni vediamo crescere l’apprensione di tutti per quanto potrà determinarsi di qui a qualche settimana con la prevista chiusura dell’inceneritore per manutenzione. E’ ancora viva, nella memoria di tutti, l’emergenza-rifiuti di alcuni anni fa, con le conseguenze sulla salute dei cittadini e il rischio di nuovi roghi tossici. Le possibili negative conseguenze del blocco si svilupperanno proprio in un tempo (dal primo settembre al quattro ottobre) che tutti i cristiani d’Europa vivono ogni anno come tempo per un’attenzione particolare alla Custodia del creato.
Avvertiamo in questi giorni una diffusa, comprensibile incertezza nelle Amministrazioni locali. Quella che si profila non si può definire “emergenza”, in quanto era una situazione prevista con qualche anno di anticipo. L’attuale cosiddetta “emergenza” si presenta aggravata a causa dell’altra emergenza di Roma e di altri siti nel Nord Italia. Tutto questo, purtroppo, dimostra la nostra tesi, secondo cui “Terra dei fuochi” non è un luogo ma un “fenomeno”, che sempre più si estenderà al Paese intero.
Possibile che non si riesca a trovare un’alternativa all’inceneritore? Possibile che in tutti questi anni il Piano regionale dei rifiuti non abbia prodotto risultati concreti?
La Città metropolitana ha individuato i siti per lo stoccaggio dei rifiuti a Giugliano e ad Acerra, città già interessate da un’enorme pressione del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Si continua a voler far ricadere i costi ambientali e sociali di questa ennesima crisi su territori che hanno già pagato un prezzo troppo alto. E qui non si tratta di voler seguire la logica “non a casa mia”, perché a casa nostra, cioè ad Acerra, per anni già abbiamo pagato un prezzo alto. Perché infierire e accanirsi sempre sugli stessi territori, sempre e solo su Acerra e altri, approfittando della rassegnazione di queste città, che piangono i loro morti e i loro malati?
Certo, comprendiamo la necessità che si presenta, ma in un anno le Società Provinciali hanno avuto tutto il tempo di studiare le soluzioni migliori, senza pesare sempre sugli stessi territori. Certo, riaprire una piazzola già attrezzata è molto più semplice ed economico che realizzare nuovi siti. Ma si tratta di soluzioni rozze e semplicistiche: “utilizziamo quelle che già ci sono e mettiamo la spazzatura dove c’è sempre stata”. Comprendiamo la diffidenza dei Comuni, ma facciamo nostra la proposta della Regione: quella di individuare altre aree per una equa distribuzione, più siti di stoccaggio, purché questo avvenga all’interno di un Piano organico e con garanzie da parte della Regione che i siti non restino tali per anni e che siano poi bonificati.
Questa nuova emergenza possa essere un’opportunità per una migliore raccolta differenziata, per cercare finalmente soluzioni definitive al problema dei rifiuti e, soprattutto, aiuti a rompere la dipendenza dall’inceneritore di Acerra attraverso un piano rifiuti improntato al riciclo e agli impianti alternativi.
La Chiesa di Acerra invoca dal Signore che dia intelligenza creativa a quelli che ci governano e metta nei loro cuori la ricerca del vero dialogo tra le Istituzioni (Regione, Città metropolitana, Comuni), perché si parlino e lavorino per il vero bene comune. La sfida è grande: riguarda la salute dei cittadini, in particolare quella dei nostri figli, e riguarda la lotta contro le ecomafie del nostro territorio.”