La crisi di governo arriva in Senato ed è subito scontro sul calendario. La conferenza dei capigruppo ha fissato per martedì 20 agosto le comunicazioni del premier Giuseppe Conte e il conseguente voto sulla mozione di sfiducia della Lega. Una decisione presa a maggioranza da M5S, Pd e gruppo Misto. Contrari Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che invece hanno chiesto di votare la sfiducia mercoledì 14. Sul calendario voterà martedì alle 18 l’Aula per una decisione della presidente Casellati fortemente criticata da Cinquestelle e Dem. Il fatto che la decisione della capigruppo non sia stata presa all’unanimità richiederà un passaggio in Aula nel corso del quale sarà sottoposta al voto anche la calendarizzazione della mozione di sfiducia. Sarà battaglia all’ultimo voto dove, almeno sulla carta, numericamente dovrebbe prevalere la “nuova maggioranza” Pd-M5s. Salvini, che martedì incontrerà Berlusconi a conferma di un centrodestra tornato compatto, prova ad accelerare i tempi della crisi minacciando apertamente il ritiro della delegazione leghista al governo. Una mossa che costringerebbe senza altre alternative Giuseppe Conte ad annunciare le dimissioni martedì della prossima settimana in Aula. “Siamo pronti a tutto – tuona Salvini -, non siamo attaccati alle poltrone, lo vedrete nelle prossime ore”, dice il ministro dell’Interno dopo l’assemblea con i suoi parlamentari. “Mi affido alla saggezza del Presidente della Repubblica – aggiunge -: è evidente che non c’è un’altra maggioranza“. Intanto si alimentano tra i Cinquestelle e il Pd i sospetti contro la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, accusata di aver provocato una forzatura nel tentativo di far calendarizzare la mozione di sfiducia del centrodestra nei tempi richiesti da Salvini. “Una forzatura inaudita”, è la posizione dei Dem. “Loro vogliono solo prendere tempo per mantenere le poltrone”, replica il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo.
Nel Pd tiene banco il dissidio interno sulla proposta Renzi. “Restiamo uniti, non è credibile l’ipotesi di un governo per fare la manovra economica e portare poi alle elezioni – dice il segretario Nicola Zingaretti -, sarebbe un regalo a una destra pericolosa che tutti vogliono fermare”. Ma i gruppi parlamentari a netta prevalenza renziana sono tentati. E proprio Renzi annuncia che martedì prima del voto in Senato terrà una conferenza stampa per illustrare la sua posizione sul governo istituzionale.
A bocciare l’ipotesi di un tavolo tra Dem e Cinquestelle arrivano anche le parole del vicepremier Luigi Di Maio. “Nessuno vuole sedersi al tavolo con Renzi – dice nel corso di una diretta su Facebook -. Sento parlare di aperture o di chiusure ma il M5s vuole solo una cosa: che si apra al taglio dei parlamentari. Ci aspettiamo che la Camera possa votare la legge”.