Cultura

Katharine Hepburn: l’icona di Hollywood che cambiò l’ideale di bellezza.

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“Se rispetti tutte le regole, ti perdi tutto il divertimento.”   Katharine Hepburn lo ripeteva spesso nelle interviste.  Amava essere se stessa. Talmente fuori dagli schemi appresi o ereditati, che non rispondeva meccanicamente ad essere una diva qualunque. A nove anni, Katharine si fa chiamare Jimmy, si taglia i capelli, si veste da maschio. Il suo è un semplice ruolo, il primo della sua vita, nel quale però non si rispecchia: “Ho creato Jimmy per gli altri, dentro di me non mi sono mai sentita Jimmy” racconta più avanti nella sua biografia ufficiale, I Know where I’m going: Katherine Hepburn, a personal biography. Questo è il primo incontro fra l’attrice e un paio di pantaloni, che riscopre una volta entrata nel mondo del cinema. Nel 1986, Katharine Hepburn cucinava brownies incredibili, indossava giacche di seconda mano comprate per due dollari e mezzo, pantaloni di una boutique di pigiami maschili su Park Avenue, e magliette girocollo Calvin Klein. Nel corso della sua vita invece, era cliente di una famosa sartoria londinese, Huntsman, dove ordinava numerosissimi completi made to measure, che anni dopo aver destato stupore e critica, le valsero l’etichetta di icona di classe indiscussa.

Oggi Katharine Hepburn style non è solo un insieme di tre parole quasi scontate, ma è la ricerca approfondita che conduce a un universo: quello di una delle attrici premio Oscar più famose di sempre, che ha saputo stregare l’audience e il mondo, grazie anche a un paio di pantaloni da uomo. Il connubio moda cinema non è certo una novità. Jane Birkin e i suoi cesti di vimini, le borse di pelle, Audrey Hepburn e il sodalizio con Hubert de Givenchy, Jackie Onassis e l’amore per i tailleur Chanel – made in USA, però. Quel che stupisce invece dell’unione stretta, indissolubile e decisa, che ci fu tra Katharine Hepburn e i pantaloni da uomo, è la fermezza con la quale decise di farne il suo capo prediletto, la coerenza che ebbe nel volerli indossare in qualunque occasione. I pantaloni larghi a modello maschile non erano certo la divisa di una qualunque diva di Hollywood degli Anni 40.

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Prima di essere considerata il santo patrono della donna indipendente americana – così la definisce il premio Pulitzer Mary McNamara in un articolo del 2003 sul Los Angeles Times – Katharine Hepburn deve affrontare la schiettezza dell’opinione pubblica e bigotta, che critica le scelte di stile dell’attrice, imputandole prive di sensualità, non all’altezza del suo personaggio pubblico. Per Katharine Hepburn però, i pantaloni sono un simbolo di anticonformismo ma anche di comodità. La prima volta che le vengono confiscati dei jeans sul set di un film, decide di uscire in mutande finché non li riottiene indietro, al Claridge’s Hotel di Londra, entra dalla porta sul retro perché viene invitata a non sostare nella lobby con un completo maschile addosso. “I collant sono un’invenzione del diavolo” afferma decisa al Times all’età di 76 anni. E dichiarando guerra a tutti i capi scomodi e di taglia piccola, diventa anche promotrice del look atletico per le donne. Considera Chanel una grande artista, ma trova che le maniche dei suoi abiti siano troppo stretti per qualcuno con le braccia muscolose. Viene adorata fin da subito da Calvin Klein, del quale indossa i completi bianchi per fare sport, osannandone la versatilità.  I pantaloni di Katharine Hepburn diventano il suo biglietto da visita, la scelta per l’unica notte degli Oscar a cui partecipa – dimostrando che dei calzoni ben strutturati e una giacca nera con scollo kimono possono essere a prova di red carpet. Dell’industria del cinema che la vuole ultra femminile e composta, Katharine Hepburn non si cura e anzi sceglie di non soddisfarla indossando sontuosi abiti da sera, ma celebrandola con il talento ed entusiasmanti discorsi. Dal primo all’ultimo giorno della sua vita.

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