Cultura

Alimentazione biologica: negli ultimi 10 anni aumentate del 217%

Quando si pensa al biologico vengono subito in mente concetti generali come benessere, salute, natura, mangiare sano e prendersi cura di sé. Ma siamo sicuri di sapere nello specifico cosa significa mangiare “biologico”?  Mangiare “biologico” vuol dire anzitutto cibarsi in modo più sano: i cibi biologici sono infatti coltivati e prodotti senza l’aggiunta di pesticidi, additivi e concimi chimici. L’assenza di sostanze chimiche di sintesi deve riguardare tutte le fasi del ciclo di produzione agricola (compresa la conservazione), affinché un cibo possa essere considerato biologico a tutti gli effetti. Non essendo utilizzate sostanze chimiche, i prodotti biologici sono ottenuti solo sfruttando i cicli naturali dei terreni e seguendo i ritmi delle stagioni.
Gli scarti non vengono scaricati nell’ambiente e in più la produzione di cibi biologici richiede meno energia (circa il 30% in meno) di quanta ne servirebbe per produrre cibi non biologici. Di conseguenza alimentarsi con cibi biologici ha ricadute molto positive non solo sulla propria salute, ma anche sull’ambiente.  La necessità di alimentarsi in modo biologico è nata negli ultimi decenni per reazione alla piega sempre più negativa presa dall’agricoltura e dall’allevamento: una piega che rischiava di sovvertire in modo irreversibile l’equilibrio della natura. Lo sfruttamento indiscriminato e intensivo del bestiame e le tecniche di coltivazione sempre più basate sull’utilizzo di sostanze di sintesi rischiavano di minacciare seriamente l’equilibrio della natura e anche la salute dell’uomo (come dimostrano i casi di mucca pazza e di aviaria). Mangiare biologico significa quindi scegliere una valida alternativa a un genere di alimentazione proposto da una società che si allontana sempre più dai ritmi della natura.  Nel carrello del biologico, ormai c’è posto per tutti: produttori di frutta e ortaggi, carne, pesce e latticini, vino, miele, zucchero, pasta, riso, cacao, caffè, tè, dolci e prodotti da forno, uova, oli e condimenti, ma anche merendine, snack e bevande. Certo, i cibi biologicipossono costare un po’ di più ma offrono una serie di vantaggi “impagabili”: hanno un sapore più naturale, quindi sono anche più appaganti e più sazianti per il palato; sono più controllati dal punto di vista della coltivazione e dell’allevamento e non contengono sostanze d’origine chimica; per produrli, è ridotto lo spreco di materie prime, si rispetta la biodiversità e si riduce l’impatto ambientale. Per contro, va anche detto che i cibi biologicifreschi (proprio perché naturali e privi di additivi) si conservano meno a lungo: in realtà, questo che sembra un difetto è una garanzia di qualità!  Dalle ultime ricerche si evince che in Italia è  ancora record per gli acquisti di alimenti e bevande bio. E’ quanto risulta dalle elaborazioni Ismea su dati Nielsen, che saranno divulgati domani in occasione della Fiera Sana di Bologna. Nel 2018, spiega Ismea, la spesa per i prodotti alimentari biologici ha sfiorato i 2,5 miliardi di euro, raggiungendo una quota del 3% sul valore complessivo dell’agroalimentare. Anche i primi 6 mesi del 2019 indicano una ulteriore crescita degli acquisti nel canale domestico del +1,5%, nonostante la condizioni meteo avverse abbiamo limitato l’offerta di molte produzioni. A trainare le vendite è la GDO (+5,5% in valore sulla prima metà del 2018), che negli ultimi 10 anni ha visto aumentare le vendite di prodotti agroalimentari bio del 217%. Grazie ad un ampio assortimento dell’offerta e a prezzi competitivi il canale moderno ha avvicinato il bio a nuove e ampie fasce di consumatori, di fatto traghettando il comparto fuori dalla dimensione di nicchia delle origini, per trasformarlo in uno stile di vita ampiamente diffuso e consolidato nelle abitudini alimentari delle famiglie italiane.

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