Cosa sia andato in onda domenica 22 settembre su Canale 5 e La7 è difficile da descrivere. Si potrebbe parlare di un film horror al pari di It o, più semplicemente, di un meccanismo che sacrifica i contenuti a favore della spettacolarità, che raschia il fondo del bottaccio per guadagnarsi la sopravvivenza e vincere la serata con quel punticino di share in più in grado di fare la differenza. E così capita che l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini intervenga a Live – Non è la D’Urso e che Pamela Prati racconti per l’ennesima volta di essere vittima dello scandalo Mark Caltagirone a Non è l’Arena, tutto un «non è qualcos’altro» di domenica sera.
Di certo è spettacolo, furbizia, voglia di scavalcare il competitor attraverso l’arma dello scandalo. Peccato che, alla tv urlata e strombazzante delle buste «choc», a vincere sia una fiction: la prima puntata di Imma Tataranni conquista, infatti, il 23.26% di share e 5.118.000 spettatori, mentre la D’Urso e Giletti si fermano rispettivamente al 14.88% (2.294.000) e al 6.18% (1.137.000).
Di politico il confronto con Salvini non ha avuto nulla. Così come l’intervista alla Prati non ha avuto nulla della credibilità giornalistica. Si batte sempre sugli stessi tasti spremendo gli argomenti fino a renderli sgonfi, rinsecchiti, ormai a un passo dalla pattumiera. E quello che è successo domenica sera, fra la Argento che punzecchia Salvini e poi risolve tutto con un selfie riparatore e la Prati che ammette che prima del Caltagirone «ero molto famosa e da questa storia non ci ho guadagnato nulla», non fa che confermare che, forse, si stia tirando troppo la corda e c’è bisogno di mettere dei paletti. Se non altro perché il pubblico è molto più furbo di quanto gli autori non credano e a capire la differenza fra l’oro e la paccottiglia non ci vuole poi molto.