Il Garante dei Detenuti della Campania è intervenuto nel corso di Giustizia & Crescita: The Young Hope. La prima edizione della scuola del movimento Fino a Prova Contraria, fondato da Annalisa Chirico
Carcere, sovraffollamento, pena preventiva e Costituzione disattesa. Questi alcuni dei temi toccati nel corso della due giorni a Palazzo San Teodoro per continuare a riflettere sul tema della giustizia in Italia e quanto ancora bisogna fare verso un miglioramento della qualità detentiva negli istituti penitenziari, nel rispetto delle leggi costituzionali. Dibattiti, conversazioni e panels a Napoli per la prima edizione della scuola del movimento “Fino a Prova Contraria”, fondato da Annalisa Chirico, che mette insieme giovani neolaureati e professionisti che, provenienti da ogni parte d’Italia, vogliono rappresentare un’alternativa ed una voce “fuori dal coro”. Se la giustizia cambia, cambia l’Italia. Così come hanno sottolineato i relatori della tavola rotonda delle 18:00 composta da Don Franco Esposito, Cappellano del Carcere di Poggioreale; Don Tonino Palmese, Vicario Episcopale per la Giustizia; Ciro Auricchio, responsabile dell’Unione sindacati polizia penitenziaria e da Samuele Ciambriello, Garante regionale dei detenuti.
Così ha commentato Ciambriello: “Il sovraffollamento in Campania ci rimanda ad un dato fondamentale: la metà delle persone in carcere è in attesa di giudizio che spesso esce innocentemente dall’istituto penitenziario dove è detenuta. L’eccessiva attuazione della custodia cautelare. Tra i 61mila detenuti italiani, 4mila devono scontare una pena che è pari ad un anno di carcere. Altri 22mila detenuti sono in carcere per scontare una pena di quattro anni. La soluzione che ci viene subito in mente è quella relativa alla costruzione di più carceri oppure una produzione minore di leggi che portano in carcere coloro che vengono condannati per piccoli reati. Ricordiamoci che in questi casi la pena si può scontare anche in maniera alternativa. In Campania su 7812 detenuti, 1117 sono immigrati e 916 sono in carcere per reati connessi alla malavita organizzata. Voglio sottolineare con forza un altro dato: ci sono celle da due posti che ospitano quattro persone e spazi previsti per quattro detenuti che ne contengono otto. A chi sbaglia va tolto il diritto alla libertà e mai alla dignità”.