Una lunga maratona notturna sblocca l’impasse del governo sulla legge di bilancio e il decreto fiscale. Arriva il via libera salvo intese. Alle cinque del mattino, dopo un Consiglio dei ministri di quasi sei ore, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si mostrano stanchi ma soddisfatti: arriva una manovra da circa 30 miliardi, con lo stop all’aumento dell’Iva, tre miliardi per tagliare le tasse ai lavoratori, 600 milioni per la famiglia, la fine del superticket da settembre 2020 e il piano di lotta all’evasione Italia cashless voluto da Conte. La reazione dei mercati è positiva, con lo spread che cala a 131 punti, toccando i minimi da maggio 2018. Esulta il Pd, per aver incassato il taglio delle tasse in busta paga ai lavoratori e il piano Green. Leu è soddisfatta per i superticket. Ma M5s e Iv attaccano. Un lungo post in serata in Luigi Di Maio rivendica parte delle scelte della manovra, ma non tutte. E in un non velato attacco al piano antievasione di Conte sostenuto dal Pd, critica la stretta sul contante e la scelta di incentivare pos e carte: il rischio, scrive, è penalizzare “chi ogni giorno si spacca la schiena” e fare “un favore alle banche”.
Non si può ridurre la lotta all’evasione a “slogan” e “campagne mediatiche”, incalza invocando l’inasprimento del carcere agli evasori chiesto dal M5s. Matteo Renzi tace ma è critico: Iv già annuncia emendamenti sul tetto al contante e Quota 100. Ma Conte rivendica la manovra e il capitolo dell’evasione, che porta la sua impronta, tanto da aver spronato Gualtieri a fare di più. Incentivare le carte “non criminalizzano nessuno”, risponde indirettamente a Di Maio. E il “superbonus della Befana” da 250 euro in su – assicura – dal 2021 ci sarà, con una Lotteria da 50 milioni per chi paghi con carta. Poi bacchetta i partiti di maggioranza: invece di dividersi nel rivendicare le misure – è il messaggio – dovrebbero sposarle tutte. All’Europa viene inviato il Documento programmatico di bilancio che dettaglia coperture da 15 miliardi, di cui due dalla “plastic tax”, la tassa sugli imballaggi di plastica da un euro al chilogrammo.
Ma è durissima Confindustria, che esprime “forte contrarietà” alla misura: “Non è per l’ambiente, impone ingenti costi a consumatori e imprese”. L’opposizione, Lega in testa, accusa il governo di mettere nuove tasse “dal diesel alla casa”. E il ministro dell’Ambiente Sergio Costa invoca “subito un tavolo di confronto al Mise” perché la “transizione ecologica” delle aziende ha “ricadute occupazionali”. Molto si deciderà nella scrittura dei testi e poi nel percorso in Parlamento. Ma nella lunga notte della manovra il confronto si fa subito assai teso. Conte imprime, con Gualtieri, un’accelerazione che scavalca dubbi e richieste dei partiti. E viene descritto “molto irritato” per le resistenze. In Cdm si esaminano le singole norme in una dialettica che viene descritta fisiologica sia da Dario Franceschini che da Riccardo Fraccaro (fa le veci di Di Maio che è negli Usa). Le ministre Luciana Lamorgese, unico “tecnico” del governo, e Nunzia Catalfo reclamano più risorse per i loro ministeri. Ma è quando si arriva al capitolo evasione, alla terza ora di Cdm, che il confronto si accende.
Conte si intesta la responsabilità del piano “Italia cashless” per combattere nero e sommerso. Ma Teresa Bellanova prende la parola per dire no alla proposta di far calare il tetto al contante da 3000 a 1000 euro: se è così ve la votate voi, avrebbe detto la ministra di Iv. Tace il M5s. Prende la parola il Pd con Franceschini, Francesco Boccia, Lorenzo Guerini, per dire che con le minacce si rischia di non andare avanti, di far saltare tutto. “Assistevamo con i pop corn”, racconta un ministro M5s. Nessuna difesa di Conte. Gualtieri propone di rinviare al Parlamento ma i Dem spingono perché si decida. Renzi non è al tavolo ma in contatto con Bellanova. Dopo un’ora si media su un calo graduale, da 3000 a 2000 euro e poi 1000 dal 2022. Iv già annuncia emendamenti.
La discussione poi si infiamma sull’inasprimento del carcere agli evasori chiesto dal M5s: Alfonso Bonafede e Vincenzo Spadafora si oppongono alla proposta di non inserire la norma nel decreto fiscale ma in altro provvedimento. Si alzano i toni. Il Pd resta fermo sul no. Poi, anche qui, si media. Per ora si aggrava la pena solo per un reato, la dichiarazione fraudolenta: poi servirà un emendamento in Parlamento. Bonafede e Andrea Orlando per il Pd si vedono già in giornata per discuterne. La Cdm però lascia strascichi. Cinque stelle e Iv daranno battaglia sul contante. Alla Leopolda Renzi svelerà un emendamento per cambiare subito Quota 100, nonostante il M5s abbia ottenuto di tenerla ferma per il 2020. I renziani daranno battaglia su una serie di misure del dl fisco “volute dai Visco boys”. “Abbiamo fatto un mezzo miracolo”, avverte Nicola Zingaretti, con “polemiche” e “furbizie” il governo rischia.