Michele Bravi torna sul palco per la prima volta dopo il tragico incidente del novembre scorso in cui una donna aveva perso la vita e per cui si terrà un’udienza preliminare il 5 dicembre. Il cantante, 24 anni, era alla guida di un’auto in car sharing, a Milano, quando si è scontrato con una moto di grossa cilindrata. La motociclista, una donna di 58 anni, non ce l’ha fatta dopo essere stata portata in ospedale. Bravi da allora ha cercato il silenzio, l’ha interrotto solo due mesi fa con un messaggio social (una pagina bianca e questa parole: «Ciao. Sto cercando di costruire piano piano la realtà. Vi voglio bene»).
Il cantante che nel 2013 aveva vinto X Factor e che, prima che tutto si fermasse, stava portando il giro il suo primo romanzo Nella vita degli altri, riparte dall’intimità. L’unico modo possibile per farlo. L’unico modo giusto. Quasi un anno dopo Michele trova il coraggio di riapparire davanti al suo pubblico, in quattro date al Teatro San Babila, andate tutte sold out a poche ore dalla vendita dei biglietti a dimostrare che lo stavano tutti aspettando.
Per dargli quell’abbraccio che arriva forte nel primo applauso, non appena appare sul palco. Poco più di cinquecento persone, che sembrano quasi trattenere il fiato. Come forse anche lui, finché non partono le note dei due pianoforti che lo accompagnano, uno suonato da Helio Di Nardo, suo manager e amico e l’altro dal maestro Andrea Manzoni, compositore e produttore, con cui è visibile la complicità. Può avere accanto solo persone di cui si fida, in questo momento, per ripartire.
«Ho pensato tanto a quale sarebbe stata la parola giusta questa sera per iniziare questo concerto, iniziare tutto. Mi è venuta in mente la parola nebbia. Quando si pensa alla nebbia si pensa sempre a qualcosa di fastidioso, invece per me ha sempre avuto un’accezione positiva. Quando a casa mia c’è la nebbia, ti ritrovi un velo davanti agli occhi e ai bambini si è sempre raccontato, me compreso, che è come avere un foglio di carta bianco, davanti agli occhi. E quando hai un foglio bianco puoi ridisegnare tutto. Anche aggiungere cose che non esistono, che non immagini. L’irreale nel reale. La nebbia mi ha insegnato che esiste altro, oltre la logica: è l’immaginazione. Vi auguro che questa sera possiate immergervi nella mia nebbia, nella vostra immaginazione». Con un “buona nebbia a tutti” Michele riprende a cantare, in un percorso di canzoni che parlano di perdersi, che dicono che “nella vita di sicuro non c’è proprio niente”, di desideri che cadono e allora si esprimono nuove stelle. Di speranza. Di distanza. Di fatica. Di amore. Tutto riporta all’anno di silenzio e alle lacrime. Tutto fa pensare che sia fortissimo il bisogno di ricominciare, in un modo diverso, in un modo nuovo. Ma necessario.