È Marisa Laurito il nuovo direttore artistico del Trianon Viviani per il triennio 2020/2022. La popolare attrice è stata nominata oggi dall’assemblea dei soci fondatori, «in funzione del [suo] progetto organico del teatro Trianon Viviani quale polo di riferimento per la promozione e valorizzazione della musica napoletana, del teatro musicale napoletano e della canzone tradizionale napoletana».
Laurito sarà, quindi, la prima donna che ricoprirà il ruolo che dal 2006 – quando il teatro è diventato di natura pubblica – è stato di Nino D’Angelo, due volte, e Giorgio Verdelli. Il mese scorso il cda della neofondazione teatrale – ne sono soci la Regione Campania e la Città metropolitana di Napoli, con partecipazioni rispettivamente dell’80,40% e del 19,60% – aveva pubblicato un avviso con la manifestazione di interesse per l’incarico di direttore artistico, al quale hanno risposto ben ventisei candidati, di cui uno oltre la scadenza indicata.
Dopo il proprio insediamento, che ha fatto sèguito alla trasformazione della personalità giuridica del teatro in fondazione, sono state esaminate le candidature pervenute, dopo aver rilevato la scelta identitaria stabilita dallo statuto: «la Fondazione svolge attività teatrale articolata nelle stagioni con spettacoli e ogni altra iniziativa che possa ricondursi alla rappresentazione della canzone napoletana». Passando a esaminare i progetti di indirizzo, l’organo amministrativo ha considerato quattro parametri valutativi: il territorio di riferimento, ovvero la capacità di radicamento nella periferia urbana di Forcella e la potenzialità di rivolgersi nel contempo alla città, alla Campania e a una scena nazionale e non solo; la qualità, intesa come combinato disposto dell’organicità della proposta, della potenzialità di svolgere attività con continuità nell’arco dell’anno e dell’uso ottimale del “complesso” teatrale (non solo la sala di spettacolo, ma anche gli spazî annessi per attività di animazione); l’identità, cioè l’unicità del progetto, la sua specificità nella filiera istituzionale e la sua complementarietà nel sistema pubblico-privato; la sostenibilità, ovvero la “cantierabilità” della proposta alla luce del bilancio, la potenzialità di accesso a fondi pubblici e di implementazione di azioni di fund raising, nonché l’impatto sull’indotto esistente e potenziale con la possibilità di creare nuova occupazione diretta e indotta. Sulla base, quindi, dell’identità definita dallo statuto e dei criterî valutativi considerati è scaturita, quindi, la scelta del nuovo direttore artistico della Fondazione.
Inoltre, l’assemblea dei soci ha deliberato l’implementazione di due progetti speciali triennali: il primo per un programma di attività teatrali di inclusione sociale, curato da Davide Iodice – al quale, proprio oggi, è stato assegnato il premio nazionale della Critica 2019 – «per assicurare il maggiore radicamento nel territorio e uno spazio di crescita civile, culturale ed economica nel complesso àmbito sociale di riferimento», missione da sempre indicata dai soci; il secondo, affidato a Nello Mascia, sarà dedicato a Raffaele Viviani, il maggiore commediografo partenopeo del Novecento, cui è dedicato il teatro, di cui l’anno prossimo ricorrerà il settantesimo anniversario della morte.
Intanto, dopodomani, giovedì 31 ottobre, alle 21, il teatro inaugura la stagione 2019/2020 con “Quelle del Festival… Le indimenticabili canzoni di Napoli”. L’appuntamento sembra prefigurare l’identità di promozione e valorizzazione della canzone napoletana stabilita dallo statuto della nuova fondazione.
Dieci cantanti e varî ospiti, tutti insieme per un grande concerto di una ventina di «indimenticabili canzoni di Napoli». In programma molti successi dello storico festival di Napoli, contrappuntati dalla proiezione di video e interviste a personaggi che testimoniano un’epoca, con aneddoti, curiosità e approfondimenti: un percorso musicale che si dipana da Sciummo, presentata da Sergio Bruni nella prima edizione del 1952 e successivamente cantata anche da Frank Sinatra, a Core spezzato del 1968.
Maurizio Palumbo, ideatore e regista dello spettacolo, ha voluto inserire nella scaletta musicale anche alcuni celebri brani presentati da interpreti partenopei al festival di Sanremo. «È una sorta di gemellaggio tra il festival di Napoli e quello di Sanremo – spiega Palumbo –, nel ricordo della manifestazione che si tenne nel 1932 nel casinò municipale della città ligure, il “festival della Canzone partenopea”, ideato e organizzato da Ernesto Murolo, il poeta autore di “Serenata napulitana”, padre di Roberto Murolo». Ecco quindi brani come Il mare di Sergio Bruni, del 1960, e Jammo ja’, cantata nel 2010 da Nino D’Angelo e Maria Nazionale.
Protagonisti dello spettacolo, prodotto da Sud promotion, sono Giusy Attanasio, Alessia Cacace, Luciano Caldore, Gino Da Vinci, Enzo Esposito, Mavi Gagliardi di Sud 58, Alfredo Minucci, Teresa Rocco, Antonio Siano e Lino Tozzi. Dirige l’orchestra Peppino Fiscale, che ha curato anche gli arrangiamenti musicali. Lo spettacolo, in due tempi, è presentato da Edda Cioffi. Con la scenografia di Quintessenza, è curato da Luciano Quagliozzi (direttore di palcoscenico), Daniele Chessa (audio) e Gianluca Sacco (luci).
Il ricco e articolato cartellone, curato dal direttore artistico uscente D’Angelo, si compone di quattordici spettacoli a prezzi popolari, tra musica, teatro musicale e commedia, con la partecipazione di molti artisti beniamini del pubblico. Chiuderà la stagione un’edizione particolare del fortunato spettacolo musicale Carosone, l’Americano di Napoli, in occasione del centenario della nascita del grande cantante, compositore e pianista partenopeo: scritto da Federico Vacalebre, biografo del musicista, vede protagonista in scena Andrea Sannino, affiancato da Giovanni Imparato e Claudia Letizia, con gli arrangiamenti di Lorenzo Hengeller e la regia di Nello Mascia.