Il Garante dei Detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello ha chiamato a raccolta associazioni, cooperative, terzo settore e cappellani per ascoltare e le esigenze, prassi, potenzialità e, soprattutto, criticità degli istituti penitenziari della Campania. Tutto in vista della relazione finale del Garante dei Detenuti che diviene “ancor più sintesi della realtà”, come sottolineato da Ciambriello, grazie al contributo di tutti.
“Se la recidiva oggi riesce ad essere contenuta è grazie ai Cappellani, alle associazioni ed al terzo settore che aiuta le persone affinché non tornino a sbagliare. Il Garante dei Detenuti possiede una lista di volontari, cooperative, attività di volontariato e trattamentali. E siamo arrivati anche ad una sessantina di sigla con attività integrative e di sostegno al normale decorso della detenzione. Vorrei riflettere un momento sui numeri.
Ci sono soltanto 69 educatori col rischio che a Caserta un detenuti veda l’educatore dopo sei mesi: tra psicologi ASL e del ministero in Campania ne sono solamente 45 unità. Da qualche anno – continua Ciambriello – grazie all’assessorato alle politiche sociali della Campania diamo una mano alle esigenze degli istituti ma non basta. Quanti stranieri ci sono? 1004 detenuti immigrati. 195 non sanno una parola di italiano.
7812 detenuti in Campania. 139 ragazzi sono presenti nelle comunità. Abbiamo soltanto 24 assistenti sociali. Un numero davvero inconsistente per l’esigenza di cui la Campania ha bisogno”.
Le parole di Ciambriello sottolineano l’esigenza di dover fare ancora molto guardando alla situazione attuale. Durante l’incontro presso la sede del consiglio regionale della Campania è toccato proprio alle espressioni più autentiche del diretto rapporto con chi è in contatto coi detenuti oppure attua programmi di prevenzione alla devianza.
Dalle testimonianze dei cappellani e presidenti di associazioni e cooperative emerge però anche l’enorme lavoro che viene profuso grazie alla spontanea adesione di tantissimi volontari senza dei quali l’azione di prevenzione e attenzione sarebbe davvero quasi inesistente. Significativo il dato che emerge sulla condizione dei ristretti. Mancano gli spazi anche per celebrare la Santa Messa oppure per attuare un progetto che rappresenterebbe un valore aggiunto alla rieducazione dei detenuti. Nonostante ciò non manca l’aiuto dei volontari che comunque rappresentano una piccola oasi nel deserto di un carcere.
Intanto a Poggioreale sono arrivati 400 frigoriferi per le celle. Quella del refrigeratore è, forse, l’unica luce in una condizione buia e senza dignità.