Da inizio anno al 30 giugno sono state 6.761 le denunce presentate per persone scomparse. La maggior parte viene poi ritrovata, ma una su quattro va a ingrossare un esercito di “invisibili” che ha raggiunto quota 60mila cittadini. Lo ha reso noto l’ufficio del Commissario di governo per le persone scomparse, precisando che da quando è attivo il sistema di allertamento restano da rintracciare 10mila italiani e 50mila stranieri.
Il 34% delle denunce riguarda donne, il 54% minorenni, e circa la metà stranieri. Il 6%, 431, riguardano anziani. Il 75% soon allontanamenti volontari, lo 0,8% è classificato come sottrazione da parte del coniuge, lo 0,4% come possibile vittima di reato. “Alcuni scompaiono perché vogliono scomparire, altri sono vittime di reato, alcuni sono morti, tutti hanno bisogno di essere cercati”, ha sottolineato il prefetto Giuliana Perrotta, Commissario straordinario per le persone scomparse. “C’è un 25% di casi che non si risolvono” e a oggi “sono 60.641 le persone da rintracciare”; 40mila minori stranieri, le statistiche infatti sono ingrossate dalla mobilità dovuta alle migrazioni. Inoltre, ha spiegato il prefetto, sono 918 i corpi cui dare un nome.
L’ufficio del Commissario ha indetto per il 12 dicembre una giornata dedicata agli scomparsi e una mobilitazione per la ricerca. Pur essendo quello italiano uno dei piu’ efficaci sistemi in Ue, non mancano alcune criticità. Per il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, “c’è un problema nelle procure che è insieme organizzativo e di mentalità”. Il capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, Fabio Dattilo, ha spiegato che servono linee guida nazionali. Parole chiave, per il capo della Polizia, Franco Gabrielli, sono “formazione e preparazione, no alla bulimia normativa e alla eccessiva burocratizzazione”. Rimane inoltre da migliorare il sistema di localizzazione delle chiamate d’emergenza e la banca dati del Dna