Siamo davvero diventati un popolo di razzisti? Per il 70% degli italiani la risposta è affermativa, giacché la percezione è che nell’ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza verso gli immigrati. Lo certifica il Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del nostro Paese. Una variegata serie di patologie- ansia, incertezza, paura – ne contrassegnano l’intima fragilità. Unico argine al pessimismo dilagante è la contrarietà ad un’uscita dall’Europa (ne è convinto il 62% del campione). C’è poco da stare allegri. Le pulsioni antidemocratiche – che prima serpeggiavano qua e là nel corpo sociale – sono diventate d’un tratto evidenti. Odio, intolleranza, razzismo, rappresentano i prodotti guasti di una società insocievole, demograficamente datata e incerta sul futuro dei propri figli. Il progressivo sgretolamento di un welfare divenuto finanziariamente insostenibile ha fatto il resto. Il richiamo all’uomo forte (lo vorrebbe un italiano su due) come antidoto alla progressiva sfiducia nei confronti dei partiti, bussa minaccioso alla sempre meno solida porta della democrazia. La quale andrebbe puntellata con i diritti d’urgenza.