Non sono mancati i colpi di scena durante le due puntate finali di Gomorra, in onda sui canali SKY Italia.
La serie evento, sulla scia dell’omonimo romanzo/film di Roberto Saviano, che racconta della più classica faida tra clan camorristici per il controllo del proprio territorio, è stata, sin dalla prima puntata, un successo assolutamente inaspettato.
Da una parte i Savastano, guidati dall’indomito Pietro, dall’altra la famiglia Conte, capitanata dal freddo Salvatore. I due si scontrano a colpi di arma da fuoco, bagnando di sangue le strade del napoletano. Secondigliano, Scampia e Giugliano i luoghi principali della battaglia.
Stefano Sollima, il regista, è riuscito a tener incollati, davanti alla tv, centinaia di migliaia di italiani, tenerli col fiato sospeso per dodici elettrizzanti episodi.
Le riprese, cominciate nel marzo 2013, si sono svolte a Napoli, Roma, Milano, Ferrara e Barcellona. Non sono le mancate, ovviamente, le polemiche. In primis, alcuni napoletani si sono sentiti attaccati in maniera vile ed ingiusta.
“Troppo facile e comodo mostrare solo gli aspetti negativi della nostra città. Napoli ha tanto altro da offrire e invece la tv insiste soltanto sui nostri mali”.
Inoltre, forti critiche sono state recapitate alla pagina Facebook ufficiale della serie tv dopo la puntata del 3 giugno. Ciro “l’immortale”, fedelissimo del clan Savastano, tortura Manu, una ragazza qualunque colpevole soltanto di essersi innamorata di uno dei traditori del clan. La scena richiama volutamente al brutale omicidio di Gelsomina Verde nel 2004. L’attore Marco D’Amore viene ricoperto d’insulti.
“Bisogna scindere l’attore dal ruolo che interpreta sul set. Ho sofferto tantissimo girando quella scena. È stata una delle più dure.”
Tranne che per questi piccoli incidenti di percorso, però, la serie tv targata SKY Cinema registra un altissimo gradimento di pubblico, confortato da numeri da capogiro per una Pay Tv. Circa il 3% di share durante le puntate finali, migliaia i contatti sui social network, decine e decine le pagine dei quotidiani mondiali dedicati alla faida camorristica napoletana, oltre i 50 i paesi che ne hanno acquistato i diritti.
In autunno, la serie sarà in chiaro su La7. C’è da aspettarsi numeri ancora più entusiasmanti, per una serie che sì, racconta una delle pagine più nere del sud Italia, ma lo fa in maniera magistrale.
Raccontare la Camorra, infatti, con le sue regole, logiche, dinamiche, non vuol dire, certamente, raccontare Napoli, tantomeno marchiare tutti gli abitanti di quei territori come camorristi. Raccontare la Camorra vuol dire denunciare, puntare i riflettori su un tumore che esiste e che è radicato nei nostri paesi.
Un prodotto italiano, quindi, di cui andare certamente fieri. Gomorra la serie. Col fiato sospeso, in attesa della prossima stagione.