Come riportato dal sito online Il Mattino.it
Una nomina che solleva reazioni di segno contrario, che alimenta posizioni divergenti. Parliamo della decisione da parte del sindaco Luigi de Magistris di affidare all’ex detenuto Pietro Ioia il ruolo di garante dei detenuti della città di Napoli. Fortemente difesa dal primo cittadino, la nomina di Ioia viene invece duramente contrastata dai rappresentanti di organi sindacali. Forti riserve vengono espresse dal Sappe, ma anche da Ciro Auricchio, in qualità di segretario regionale Unione sindacati polizia penitenziaria, per il quale Ioia non avrebbe «i requisiti professionali richiesti dal bando (come la laurea in scienze giuridiche), come per altro registrato in altri contesti cittadini». Va invece all’incasso Ioia, che ricorda dal canto suo i passi in avanti fatti nel corso di una vita spesa in parte – almeno 22 anni – all’interno di una cella.
Ma andiamo con ordine, proviamo ad entrare nel merito delle posizioni espresse dopo la scelta di De Magistris. Spiega l’assessore alle politiche sociali e al lavoro Monica Buonanno: «Il sindaco de Magistris ha appena nominato Pietro Ioia Garante dei Detenuti della città di Napoli. È il risultato di un lavoro teso alla salvaguardia della dignità delle persone e rappresenta una svolta storica per la tutela dei diritti civili, perché un Paese veramente libero è quello che promuove politiche tese a tutelare e a far rispettare i diritti di ogni persona, anche quelle detenute, garantendone la dignità ed eliminando ogni forma di marginalità sociale».
Diverso il ragionamento delle sigle sindacali che rappresentano gli agenti di polizia penitenziaria, che criticano l’operato di Ioia per alcune esternazioni ritenute strumentali sul mondo delle carceri. Possibile che sullo sfondo ci siano comunque le denunce fatte da Ioia negli anni scorsi, a proposito delle indagini sulla cosiddetta cella zero, su cui è stato condotto un processo.
Ma ecco le riflessioni dello stesso Ioia: «Prima ero un narcotrafficante e a Napoli mi muovevo tra Sanità e Forcella. Ho scontato 22 anni e 6 mesi di carcere, di cui 21 in Italia e circa due in Spagna. Prima la mia vita era caotica: donne, soldi, auto di lusso e cocaina. Ma adesso la mia vera vita è questa: aiutare gli altri. Oggi quando mi ferma la polizia, mi saluta e mi dice di avermi visto in tv o di aver letto di me sui giornali italiani e stranieri. Prima mi fermavano per portarmi in questura e dirmi di spogliarmi. Ai ragazzi che scelgono la malavita come strada dico: seguite miti positivi, non quelli sbagliati della camorra. Fino a tre mesi fa lavoravo in un garage, che poi ha chiuso. Oggi lavoro come tutor a Gesco per i minori a rischio o che hanno commesso il primo reato. Dalle mani di Ilaria Cucchi ho ricevuto il Premio intitolato a suo fratello Stefano e quando le chiesi perché a me, mi rispose: per le tue battaglie. Il mio obiettivo come garante? Come faccio da 14 anni con la mia associazione Ex Don, difendere i diritti dei detenuti sui temi della sanità, del sovraffollamento e del reinserimento lavorativo. Ma non dimentico la polizia penitenziaria, che soffre per il sotto organico, nonostante io abbia denunciato lo scandalo della cosiddetta Cella Zero di Poggioreale». Insomma, una nomina che ora attende un momento di distensione tra agenti di polizia penitenziaria e il nuovo garante.