Cultura

LA TRISTEZZA DI WILLIAM, NON POSSO PIÙ PROTEGGERE HARRY

Per la Royal Family è crisi vera, anche sul piano degli affetti; per il Regno Unito (e soprattutto i suoi media) uno psicodramma nazionale; per il resto del mondo una soap opera tradotta in realtà. La ribellione in casa Windsor di Harry e Meghan approda al tavolo di una resa dei conti familiare convocata irritualmente a mezzo stampa dalla 93enne Elisabetta II nella residenza di campagna di Sandringham. Mentre ancor prima di tornare a guardarsi negli occhi si consuma in forma pubblica ed esplicita la rottura fra il duca di Sussex e il fratello maggiore William, un tempo inseparabili.

A sancirla è stata un’intervista al Sunday Times del consorte di Kate, secondo in linea di successione al trono dopo il padre Carlo. Se Harry qualche settimana fa aveva evocato in tv “strade diverse” rispetto al primogenito, parlando di “alti e bassi” nella loro relazione, William replica ora mettendo da parte ogni sfumatura: “Ho tenuto il braccio sulle spalle di mio fratello per tutta la vita, adesso non posso più farlo, siamo entità separate”, taglia corto in un botta e risposta mediatico che la nonna-regina non avrebbe nemmeno potuto concepire nei decenni scorsi, se non con un senso di orrore, ma che in qualche modo sembra adattarsi come un destino ai due figli orfani di Diana.
 I toni del duca di Cambridge non sono polemici e neppure definitivi, va detto. L’amarezza è però profonda, la delusione palpabile, la lacerazione non facile da ricucire. “Sono rattristato – prosegue William riferendosi a Harry e Meghan con l’atteggiamento di chi può parlare anche a nome del resto del vertice dinastico -, ma l’unica cosa che possiamo fare è tentare di sostenerli sperando che arrivi il giorno in cui saremo di nuovo in sintonia. Tutti parte della stessa squadra”. Il meeting di Sandringham ordinato dalla sovrana mira per ora a quanto pare a trovare al massimo un compromesso pratico tra la volontà dei Sussex di rinunciare allo status di “membri senior” del casato – per provare a rendersi economicamente indipendenti e dividersi fra la Gran Bretagna e il nord America – e l’obiettivo della dinastia d’evitare uno scandalo pubblico e tenere in equilibrio privilegi e doveri da reali.

Sullo sfondo, resta peraltro compatta l’ostilità dei tabloid isolani verso il duca cadetto e l’ex attrice americana divenuta sua moglie, accusati fra l’altro dal Mirror di aver comunicato i propri progetti all’amico Elton John prima che alla regina: come figure leali più allo star system che alla monarchia.
Il faccia a faccia di fronte a Sua Maestà – mostratasi solo apparentemente imperturbabile all’arrivo all’abituale messa domenicale nella parrocchia di Santa Maria Maddalena, a Sandringham – vede presenti sia William sia Harry; oltre naturalmente al principe Carlo, costretto ad affrettare il ritorno dall’Oman, dove ha rappresentato il Paese sempre più da re in pectore, al fianco del premier Boris Johnson, alle esequie del sultano Qabus. Mentre Meghan dovrebbe essere collegata dal Canada, dove di fatto si è già trasferita con il piccolo Archie.

La soluzione allo studio, ammesso che non saltino fuori irrigidimenti, pare sia uno sganciamento graduale e solo parziale dei due ‘fuggitivi’ dagli obblighi e dai paletti di corte. Rimangono tuttavia da definire, sulla base del lavoro preparatorio svolto dai team dei diversi rami della famiglia, con la consulenza dei governi britannico e canadese, non poche questioni concrete: da quella della sicurezza dei Sussex a quella dei loro margini d’autonomia e differenziazione, fino al tema chiave delle risorse finanziarie e dei milioni di sterline in ballo nel quadro dell’appannaggio reale.

Harry e Meghan, dal canto loro, accelerano nella corsa alla registrazione del trademark Sussex Royal, sotto la cui etichetta mirano a concentrare future attività di raccolta fondi e di beneficenza, ma pure commerciali, editoriali e d’autopromozione.  Un marchio depositato nel Regno a giugno e su cui da dicembre stanno cercando di garantirsi l’esclusiva mondiale: già minacciata in Europa dalle mire d’affari di altri.

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