Ha firmato alcune delle hit più clamorose degli ultimi anni, dai successi dei TheGiornalisti a “Soldi” di Mahmood, passando per Jovanotti, Fedez e Fabri Fibra. Lui è Dario Faini, in arte Dardust. Che ora pubblica il terzo capitolo del suo progetto personale, fatto di musica strumentale che mescola neoclassicismo ed elettronica: “S.A.D. Storm and Drugs“. “E’ un lavoro figlio della tempesta che ha investito la mia vita” dice a Tgcom24.
Un lavoro autobiografico, un viaggio che attraversa la sua vita dal bambino che era all’uomo che è oggi, passando attraverso tempeste emozionali e senso di riscatto. Dardust affonda in temi classici e alti per rileggerli a proprio modo e creare nuovi universi sonori. E così in questo caso è il romanticismo di fine Settecento, quello di Goethe e Friedrich, che passa al setaccio finendo con il trasmutare. Come la corrente sturm und drang (tempesta e assalto) diventa lo “Storm and Drugs” del titolo.
Quando è nato questo lavoro?
All’inizio del 2018, durante il mio soggiorno a Londra. Avevo tracciato questa trilogia ambientata a Berlino, Rejkiavik e Londra.
Hai pensato che la musica fosse la via di uscita?
Ho avuto la sensazione di non avere più riparo, di trovarmi nudo di fronte alla tempesta, come sono in una delle foto del libretto del cd. Diciamo che questa è stata la traccia iniziale di tempesta e impeto, sturm und drang poi ironicamente trasformato in storm und drugs.
L’album vive di una commistione tra minimalismo ed elettronica. Era quello che cercavi per esprimere il tuo stato d’animo?
È stato un prisma di colori che si è sviluppato spontaneamente. Come quando un pittore ha una tavolozza. Quando sono libero di esprimermi creativamente questa è la mia modalità.
Qual è la situazione ideale per comporre per te?
Totale isolamento, solitudine, un pianoforte… in genere vado su Airbnb e inizio a cercare case bellissime in cui ci sia un pianoforte.
Qual è il rapporto tra l’artista di nicchia e l’autore di alcune delle hit più clamorose degli ultimi anni?
Un ottimo rapporto. Le due anime convivono benissimo perché una migliora l’altra.
Quando lavori su progetto più pop qual è l’obiettivo che ti prefiggi?
A me piace scovare le cose che accadono a livello più nascosto, parlo di sfumature di colori.
A Sanremo ci saranno tre brani tuoi: quelli di Elodie, Rancore ed Eugenio in via di Gioia. Cosa ti aspetti?
Che facciano un po’ parlare e creino stupore come è stato l’anno scorso per “Soldi”.