Da qualche mese in Regione Campania vige uno strano silenzio sul Grande Progetto Sarno. Intanto ieri il Consiglio di Stato ha accolto l’appello della Regione Campania e ha respinto l’istanza cautelare proposta in primo grado.
Ora la Regione e l’Arcadis possono riprendere i lavori in attesa del ricorso del Comune di Montoro di
ottobre.
Intanto vi è la nuova pianificazione redatta dal Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, con l’ausilio dell’Autorità di Bacino Campania Centrale, che già da tempo ha ultimato le tavole inerenti i Piani di Gestione Rischio Alluvioni – PGRA – che, nella pianificazione del rischio da alluvione, risultano molto più restrittive rispetto alle perimetrazioni dei Piani di Assetto Idrogeologico – PAI – e dei Piani Stralcio di Assetto Idrogeologico – PSAI –, elaborati nel passato (l’ultimo aggiornamento fa riferimento a Luglio 2011). Se vi fosse una normativa a corredo dei primi, occorrerebbe rivedere completamente il Grande Progetto, in quanto tra i Piani non vi è corrispondenza. Il PGRA include molte aree non comprese nei PAI e nel PSAI, quindi occorrerebbe verificare che la tanto sbandierata “messa in sicurezza” del GPS copra effettivamente tutto il territorio soggetto a rischio R3 e R4.
Secondo il geologo Rocco Lafratta, «parliamo di due Piani con differenze sostanziali tra le aree soggette a rischio, dove il PGRA è, di fatto, molto più restrittivo, con solo 4 classi di rischio che vanno da R1 a R4, rispetto alle 6 classi del PSAI della AdB Campania centrale ».
Prof, cosa succede con questa discrepanza tra i due piani?
«Con i criteri di riferimenti dei piani di gestione, alcune aree sono classificate dal PSAI con rischio R1 o R2 e nel PGRA divengono R3, ovvero ad alto rischio. Inoltre vi sono aree classificate bianche nel PSAI, rischio nullo, che invece compaiono a rischio nel nuovo piano».
La differenza, immagino, non è solo questa…
«Infatti. Mentre il piano stralcio è vigente ed ha a corredo le norme tecniche di attuazione, quindi si sa bene cosa si può fare o meno in una determinata area soggetta a rischio, il piano di gestione rischio alluvioni ancora non ha nessuna norma tecnica. Volendo esagerare, si potrebbe dire che sono solo carte colorate corredate da una legenda che dice determinate cose riguardo la perimetrazione del rischio».
Quando andrà in vigore il Piano di Gestione Rischio Alluvioni?
«I tempi previsti prevedono la scadenza per giugno 2015, come impone anche il decreto legislativo 49 del 2010 che recepisce la direttiva europea 60 del 2007, ma una nota del Ministero dell’Ambiente di luglio 2013, chiedeva alla Regione, qualora fossero state rinvenute nuove situazioni di rischio e/o di pericolosità, di rivedere i Piani di Assetto Idrogeologico – PAI – ed integrarli con le nuove aree perimetrate, “al fine di rendere immediatamente cogenti le cautele”»
In attesa delle norme che danno attuazione alle tavole tecniche del PGRA, cosa sta succedendo in Campania?
«Una cosa molto semplice: qualsiasi progetto, fatto oggi, deve fare riferimento al PAI e ai Piani Stralcio. Ad esempio i comuni, su richiesta e finanziamento della Regione, stanno ultimando i piani di gestione di protezione civile su delle carte del PSAI che, già oggi, sappiamo bene dovrebbero essere riviste. Il che significa un’ulteriore spesa, ma inutile, in quanto redatti facendo riferimento a piani non aggiornati. La mia domanda è: “se dovesse esserci un evento calamitoso con danni a persone e cose, di chi sarebbe la responsabilità?” dei Sindaci, di chi ha elaborato i piani di sicurezza o di chi non ha aggiornato i PSAI vigenti? ».
Cosa si dovrebbe fare secondo lei?
«Sarebbe opportuno fare dei Piani di protezione civile più stringenti oggi, riferiti ai PGRA, e magari mitigarli in futuro, piuttosto che farli sulla scorta degli attuali PAI e PSAI e rendersi conto, a breve, che numerose aree non sono state considerate a rischio, quindi non prese in considerazione nei piani».
Un’ultima curiosità, in che rapporto colloca i nuovi Piani col Grande Progetto Sarno?
«Molto semplice, dimostrano come le grandi opere pensate decenni fa e che si vogliono realizzare oggi, sono obsoleti e superati dalle più recenti normative e visioni strategiche di interventi. Il GPS è rimasto fermo ad oltre 15 anni fa, mentre le leggi e gli studi sulla materia sono cambiati molto. Vorrei ribadire un messaggio, che credo significativo: non si sta facendo opposizione per far perdere i soldi alla Regione Campania, piuttosto dico, si spendano per un progetto attuale e valido sull’intero bacino del Sarno, affinché abbracci tutte le problematiche, incluse ovviamente quelle legate al rischio idraulico ma che non tralasci le gravi problematiche ambientali e di riqualificazione del nostro territorio».