In mostra fino al 3 Maggio, al museo di Roma in Trastevere, le fotografie Ara Güler. Quarantacinque scatti in bianco e nero raccontano, con gli occhi del fotoreporter turco, la città di Instabul. Mostrano l’anima di una metropoli che è cambiata molto, a cui Güler, dedicò gran parte del suo lavoro e della sua vita. D’origine armena nacque a Beyoğlu, quartiere di Istanbul, nel 1928.
Le immagini, scattate tra gli anni cinquanta e novanta del novecento – una selezione di quelle che compongono il celebre libro Istanbul – rivelano i luoghi della capitale turca, dal caos del Gran Bazar al silenzio delle rive del Bosforo, e gli uomini che l’hanno abitata. Un viaggio fatto di frammenti armonici e composti che trasformano l’anima della città nella testimonianza di un’umanità alterata, ormai quasi cancellata dalla memoria.
Ara Güler non definì mai la sua fotografia arte, perché l’arte può facilmente mentire, mentre la fotografia riflette la realtà. “È un documento visuale che definisce il complesso legame tra te e gli altri e cosa questi pensano di te”, ha affermato durante una delle sue ultime interviste. Venne soprannominato l’occhio di Istanbul per la cura con cui documentò la città, ma il suo lavoro andò oltre la Turchia. Fu corrispondente dal Vicino Oriente prima per Time Life e poi per Paris Match e Stern. Grazie ad Henri Cartier-Bresson collaborò con l’Agenzia Magnum, fu nominato uno dei sette fotografi migliori al mondo dal British Journal of Photography e nel 1999 fotografo turco del secolo. Il suo archivio conta più di due milioni di foto.
Trentasette ritratti concludono l’esibizione al Museo di Roma in Trastevere, volti che hanno lasciato un segno nella nostra memoria collettiva, da Federico Fellini e Sophia Loren, da Winston Churchill a Salvador Dalì. Personaggi noti di cui Ara Güler è riuscito a catturare la sensibilità.