La riforma della prescrizione potrebbe creare “un significativo incremento del carico penale (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere trattato“. A lanciare l’allarme è il presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Mammone, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario.Un giudizio che se non stronca la riforma, ne richiede con forza dei contrappesi, per evitare un collasso del sistema giustizia.Prescrizione
Sul problema della prescrizione che da settimane divide i partiti della maggioranza,procuratore generale della Corte di cassazione Giovanni Salvi ricorda che si tratta di «un istituto di garanzia correlato all’inerzia dei pubblici poteri e alle loro inefficienze, a presidio del diritto all’oblio», che tuttavia «non è assoluto e non è senza bilanciamenti». Bisogna dunque «operare per respingere gli effetti negativi di una prescrizione che giunge mentre è intenso lo sforzo di accertamento della responsabilità, preservando al contempo il valore di garanzia dell’istituto». L’altro magistrato non entra nel merito della cosiddetta «riforma Bonafede», ma sembra spezzare una lancia a favore del «lodo Conte» quando dice che c’è «un punto critico» nella «parificazione della sentenza di condanna a quella di assoluzione». I partiti di governo stanno lavorando a una distinzione tra le due situazioni (prescrizione che s’ interrompe solo dopo il verdetto di colpevolezza), ferma restando, «a parere della Procura generale, la necessità di individuare comunque un punto finale, cui consegua la statuizione definitiva sulla prescrizione». No al processo senza fine, insomma, «e ciò anche a tutela della persona offesa». Sul tema è intervenuto anche il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Mammone: «Si prospetta un incremento del carico di lavoro della Corte di cassazione di circa 20.000-25.000 processi per anno. Ne deriverebbe un significativo incremento del carico penale (vicino al 50%) che difficilmente potrebbe essere tempestivamente trattato». E ancora: «Il blocco della prescrizione prolungherà la durata dei processi; le vittime del reato vedrebbero prolungarsi i tempi di risposta della giustizia e del risarcimento del danno patito: è dunque auspicabile che intervengano concrete misure legislative» per «accelerare il processo», la cui stessa conformazione «dilata oltremodo i tempi».
Il Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi,nel suo intervento ha demolito la giustizia spettacolo, la subalternità degli inquirenti alle pressioni mediatiche, i decreti sicurezza del governo, la politica xenofoba sull’immigrazione, il panpenalismo, i magistrati che fanno retorica “eroista” e narcisista, la paura come strumento di governo, l’idea che la punizione sia la salvezza di una società. Ha ricordato anche come i femminicidi siano ormai ermergenza nazionale.