L’Unione europea si è impegnata a diventare il primo blocco di Paesi al mondo a impatto climatico zero entro il 2050. Obiettivo che richiede notevoli investimenti, sia pubblici (a livello dell’UE e degli Stati membri), sia privati. Il piano di investimenti del Green Deal europeo farà leva sugli strumenti finanziari dell’UE per mobilitare investimenti pubblici e fondi privati che si dovrebbero tradurre in almeno 1.000 miliardi di euro; somma che potrebbe triplicare grazie all’apporto dei privati.
Obiettivo, mantenere il riscaldamento globale entro i limiti di non più di un grado e mezzo rispetto all’epoca preindustriale.
Non solo ambiente, ma anche economia e ricerca. La trasformazione prevista dal Piano Green Deal porterà allo sviluppo di nuove tecnologie per quanto riguarda trasporti, costruzioni, economia circolare; le Università dovranno preparare i giovani a nuove specializzazioni.
L’ UE diventerà leader a livello mondiale. Sebbene tutti gli Stati membri, le regioni e i settori economici e sociali debbano contribuire alla attuazione del piano, la portata della sfida non è la stessa per tutti: alcune regioni saranno particolarmente coinvolte e subiranno una profonda trasformazione socioeconomica. Il meccanismo per una transizione equa e sostenibile fornirà loro sostegno pratico e finanziario su misura al fine di aiutare aziende e lavoratori colpiti dall’uscita dall’economia del fossile (carbone, petrolio, gas) e generare gli investimenti locali necessari.
Ambizioso il piano, grandi i problemi da risolvere. Basti osservare che in tutti i paesi dell’est la costruzione di centrali a energia solare o eolica è praticamente nulla. Ma il capitale politico speso dalla nuova Commissione sul Green Deal e la sempre maggiore popolarità di misure del genere hanno convinto diversi osservatori europei del fatto che il piano di von der Leyen non finirà nel nulla, come invece è capitato in passato a diverse ambiziose iniziative europee.
Domanda d’obbligo: e i mezzi finanziari ? Innanzitutto i mille miliardi non provengono integralmente da fondi europei, ma sono una stima dei fondi che potrebbero essere ‘mobilizzati’: saranno in piccola parte fondi europei e in gran parte soldi provenienti da privati “indirizzati” dai bandi, dai cofinanziamenti e dai prestiti europei.
A cura di Achille Colombo Clerici