Siamo tutti Louboutonizzati. Nessuna connessione interrotta, tutt’altro. Christian Louboutin alimenta il melting pot della moda consacrando prestigio ed esclusività a livello planetario. Il colosso mostra la suola rossa al mondo intero e tira dritto, più dritto che mai. Profetico, poetico e iper tecnologico.
Durerà solo cinque mesi la mostra di Christian Louboutin a Parigi, la retrospettiva couture dell’uomo che ha dato un senso (di stile) anche alla suola di un paio di décolletées. Fino al 26 luglio prossimo il Palais de la Porte Dorée, situato nel dodicesimo arrondissement della capitale francese, si trasformerà nella Mecca di shoes ’n’ fashion addicted o per chi, più semplicemente, vuole scoprire la storia di Christian Louboutin, passo dopo passo.
“Il tacco cambia la postura, la silhouette, il disegno del corpo e ti dà allo stesso tempo una certa consapevolezza del tuo corpo. Ecco perché mi piacciono i tacchi. Ma mi piacciono anche le scarpe basse, capisco molto bene che vogliamo per così dire libertà diverse e quindi posture diverse”, racconta lo stilista calzaturiero francese, nato a Parigi nel 1964. “Non vorrei che la gente guardasse le mie scarpe e pensasse: Quanto sono comode? L’importante per me è che la gente le guardi e pensi: Quanto sono belle?”. Ipse dixit, mostra di Christian Louboutin a Parigi è un carrousel di ricordi, ispirazioni, visioni modellate da monsieur Christian per modellare, a sua volta, i gusti delle donne di tutto il mondo.
“È una mostra estremamente generosa. Ed è generosa perché è anche a immagine di questo creatore, che per 30 anni ha creato qualcosa che parla alla cultura popolare. La parola stessa Louboutin è passata da nome proprio a nome comune. Quando diciamo “Louboutins”, penso che tutti sappiano di cosa si sta parlando”, ha raccontato il curatore dell’esposizione, Olivier Gabet, alla stampa internazionale. Curata anche dal regista e fotografo David Lynch, la coreografa spagnola Blanca Li e l’artista pakistano Imran Qureshi, l’esposizione Christian Louboutin : L’Exhibition[iste] ci conduce in tentazione, ci invita a mordere una mela rossa, scarlatta, laccata come le suole della scarpa proibita.