“Ancora una volta si muore di carcere contravvenendo allo spirito costituzionale che all’articolo 27 recita che il carcere ha una funzione rieducativa e di socializzazione. Anche in questo luogo così remoto vanno rispettati i diritti e la dignità delle persone” così si è espresso il Garante Campano dei Detenuti Samuele Ciambriello dopo aver saputo del suicidio di un quarantenne avvenuto questa notte nell’infermeria del carcere di Secondigliano.
Il detenuto originario di Battipaglia, D.M. nato nel 1982 era accusato di violenza sessuale (articolo 609) e fu arrestato lo scorso Luglio. Si è tolto la vita impiccandosi e pare abbia lasciato una lettera spiegando le motivazioni del suo gesto.
In questi giorni doveva iniziare il processo di primo grado nei suoi confronti. Era stato da Settembre a Dicembre dello scorso anno anche nel carcere di Vallo Della Lucania (Salerno) ed era ritornato nel carcere di Secondigliano a Gennaio.
Il garante Samuele Ciambriello conclude così la sua dichiarazione: “Anche in questo luogo così remoto vanno rispettati i diritti e la dignità delle persone. Quando si muore di carcere ed in carcere è una sconfitta per tutti: sia per gli operatori che si prodigano quotidianamente, tra mille difficoltà a rendere più umane le pene, sia per la politica che ha fatto del carcere e, più in generale, della giustizia penale, un luogo di afflizione, di vendetta ed esclusione sociale. Occorre bilanciare la certezza della pena, il bisogno di giustizia delle vittime, con la possibilità di recuperare e far ricominciare a chi ha sbagliato”.
L’anno scorso in Campania ci sono stati 10 suicidi, tra cui uno nel carcere di Secondigliano il 15 Luglio, Giovanni Pontillo di anni 59.
Con questa tragica morte, nel 2020, siamo arrivati già ad 11 suicidi nelle carceri italiane.