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Paris Fashion Week 2020: la fine del mondo alle sfilate di Parigi

Mentre l’industria fa i conti con le ricadute economiche dell’emergenza Coronavirus, la settimana della moda di Parigi si è svolta, imperterrita, senza nessuna cancellazione. Con un focolaio appena fuori la città e un altro a poche centinaia di chilometri, a Milano giustamente non si pensava ad altro, e così un’ottima edizione si è chiusa tra l’ansia e la preoccupazione. In Francia, invece, dove il governo è impegnato nel contenimento del contagio, gli ospiti della moda ci sono arrivati muniti di mascherina, dicono non ci fossero poi chissà quali controlli all’arrivo, di certo saranno quarantinati  al loro ritorno per almeno 14 giorni.  Con una settimana della moda che non sta alle regole e dura nove giorni, Parigi ha aggiunto alcune pagine alla storia del prêt-à-porter contemporaneo.  La fine del mondo aleggia sulle sfilate da parecchie stagioni, ormai, rigurgitata attraverso più o meno convincenti riferimenti artistici e letterari, ma che il sentimento espresso da molti designer coincidesse con un’epidemia in corso appena fuori sulle strade, beh, è un’aggiunta non da poco.

Niente di veramente nuovo, a dire il vero, perché, per esempio, quello che è successo domenica da Balenciaga, una specie di naufragio (e viene da domandarsi perché ci sia ancora bisogno di fingere di non voler dissacrare il già dissacrato, vestendo tutto con l’etichetta del socialmente impegnato) che ha costretto il pubblico ad affollarsi in una specie di spalto/piccionaia e i modelli a camminare faticosamente nell’acqua alta, era già successo nel 1996 a Londra da Alexander McQueen (che l’anno successivo ci aveva messo anche la pioggia, vera, e non uno maxischermo simulante l’apocalisse).

Decisamente più gioiosa, sempre domenica, la sfilata di Issey Miyake, che affidandosi ancora una volta alla coreografia di Daniel Ezralow ha portato al Lycée Carnot la sua “Making Speaking, Speaking Making”; elaborazione dell’ormai storico progetto A-POC, questa volta l’unico pezzo di tessuto è diventato un lunghissimo cordone di collegamento tra le differenze degli uomini che, danzando, hanno voglia di tornare uniti. Pierpaolo Piccioli si concentra sull’abbigliamento, tinge la location all’Hotel Des Invalides di bianco e quasi per contrasto metà della collezione di nero, mette un quintetto d’archi su una pedana e va in scena con un autunno inverno 2020 che prova a andare bene sia per lui che per lei; gli applausi sono d’obbligo, ma Valentino ha visto momenti migliori.

Ricordiamo, che  la settimana della moda di Parigi è una celebre settimana della moda tenuta due volte ogni anno a Parigi in Francia. Si tratta di due eventi distinti: le sfilate primavera/estate e quelle autunno/inverno, le cui date vengono stabilite annualmente dalla Fédération Française de la Couture. Ideata da quest’ ultima nel 1973, e si è tenuta per la prima volta al palazzo di Versailles. Negli ultimi anni la settimana della moda si è tenuta nel Carrousel du Louvre e presso il padiglione delle Arti Decorative del più famoso dei musei. Più precisamente, in questa area, si svolge l’appuntamento con La Mode Habille la Paix (la moda veste la pace) dove all’insegna dell’abbattimento dei superstiti pregiudizi nei confronti delle modelle nere sulle passerelle, sfilano le collezioni di stilisti che aderiscono al progetto di African Fashion Gate.

La settimana della moda di Parigi, fa parte delle “Big Four”, quattro eventi ritenuti particolarmente importanti in quanto svolti nelle capitali della moda. Le altre tre settimane della moda dei “Big Four” sono quelle di Milano, Londra e New York. Il programma inizia con New York, seguito da Londra, poi Milano, e termina appunto con Parigi.

 

 

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