«Se oggi siamo credibili è perché abbiamo legato al rilancio del Pd una forte idea di cultura politica»: è con queste parole che Francesco Verducci chiude l’assemblea di Rifare l’Italia, piattaforma socialdemocratica che riunisce l’area dei cosiddetti “giovani turchi”. D’altra parte è dal 2011 che il gruppo formato tra gli altri dall’attuale Ministro della Giustizia Andrea Orlano, dal Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini, dall’europarlamentare Roberto Gualtieri e dall’appena nominato coordinatore di Rifare l’Italia Francesco Verducci, si batte sui temi della formazione e della cultura politica in una battaglia con poca o quasi nessuna visibilità presso i media. Ultime conferme della credibilità guadagnata, l’elezione alla presidenza del partito di uno degli ispiratori e protagonisti di Rifare l’Italia, Matteo Orfini, e la partecipazione registrata oggi al Rome Life Hotel, sede cambiata all’ultimo minuto per la forte presenza di militanti ed elettori venuti da gran parte dell’Italia, con forte rappresentanza dei campani. E’ il segno della concreta operazione svolta sul territorio, contro la retorica ostentata ovunque sul tema, cui Rifare l’Italia intende dar seguito con la partenza annunciata oggi di quattro scuole di formazione politica in parti diverse del nostro paese. Coordinate da Massimo Adinolfi e Ronny Mazzocchi, avranno l’arduo compito di continuare a ricucire il tessuto slabbrato tra politica e partecipazione, attraendo nuove idee ed energie per proseguire il rinnovamento dell’attuale classe dirigente.
Perché la formazione politica ha quest’obiettivo: rilanciare la politica in senso nobile, come arte, téchne, che non può essere lasciata allo spazio dell’improvvisazione o al gioco degli interessi economici. Né al semplice strumento di selezione delle primarie, che se da una parte ha certo rappresentato la possibilità di un rinnovamento, dall’altro lascia aperto il pericolo di una deriva personalistica facile preda di interessi e lobby economiche.
E’ il grande tema emerso in più relazioni e in particolare in quelle di Orlando e Orfini: la formazione di una nuova classe dirigente è possibile se vengono al contempo garantite le condizioni di possibilità del suo costituirsi. Se le parole chiave della nuova sinistra possano trovare voce senza l’assillo della propaganda e del consenso trasversale. In questo senso e con coerenza Orfini rivendica la campagna minoritaria a favore del finanziamento pubblico ai partiti, pur riconoscendo la legittimità della maggioranza del partito espressasi altrimenti.
Di come poi la dialettica tra partito e leadership di Matteo Renzi possa articolarsi è testimonianza quello che il partito democratico rappresenta oggi. I principali oppositori di Renzi, i giovani turchi anzitutto, hanno riconosciuto di non aver avuto la radicalità di rinnovamento, «quasi prepolitica» – come ha detto Orfini alludendo al nostro Presidente del Consiglio – di intercettare il polso della società civile. Matteo Renzi, dall’altra parte – e il Presidente del Partito Democratico non ha mancato di rivendicarlo – ha riconosciuto nelle istanze proposte da Rifare l’Italia alcuni punti inaggirabili dell’operazione dell’attuale governo: critica all’austerity, lavoro, redistribuzione del reddito ed eguaglianza sociale. Parole che attraverso scontri duri all’interno del partito hanno guadagnato la visibilità che oggi è sotto gli occhi di tutti. A Rifare l’Italia il compito di continuare a battersi per queste, in Italia e soprattutto in Europa.