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Come vestirsi a casa, in tempi di Coronavirus

Lo sappiamo, il momento è molto difficile, le raccomandazioni sono di stare a casa e uscire solo se strettamente necessario. Ma attenzione: non è una scusa per vivere queste giornate tra le mura domestiche in pigiama!

Anzi, essere comunque vestite con cura serve anche per non cadere nella “trappola” della tristezza.  Non vi stiamo dicendo di sfoderare look da sera o tacchi alti, ma di scegliere capi comodi, che vi facciano stare bene ma che vi diano anche quel pizzico di self confidence che non fa mai male.

Perché, spesso, basta indossare una maglia, un paio di pantaloni o semplicemente un paio di orecchini che ci piacciono particolarmente e a cui siamo legati per farci sentire bene e darci una mano ad affrontare la giornata con stile (e un pizzico di serenità che, visto il periodo, non è male).

Capitolo a parte per chi è poi in smart working: mica vorrete farvi vedere in felpona oversize durante la video conference con il capo o i colleghi? Dunque, non lasciamoci andare, non buttiamoci giù. Non trascuriamoci. Non abbassiamo la guardia della cura di se stessi.

Il nostro vademecum per affrontare con stile (o qualcosa del genere) l’autoisolamento potrebbe essere il seguente:

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– No al pigiama 24/24: lo sappiamo, la tentazione di passare dal letto al divano al tavolo da pranzo, e poi ancora al divano e al letto senza neppure cambiarsi è alta. Ma cedere ad essa sarebbe l’inizio della fine. Non prestiamo il fianco all’abbrutimento, e sfiliamoci il pigiama appena alzati, come prima cosa. Superato questo scoglio, la giornata procederà in discesa.

– Tuta? Nì: la comodità prima di tutto, e su questo non ci piove. Ma il confine tra comodità e sciatteria è quanto mai labile: basta un saltino per superarlo. (Non) facciamolo per noi, o per chi vive con noi. Perché esistono tute e tute: al bando quelle informi, scalcagnate, sdrucite. Ben vengano quelle couture. E valutiamo anche l’ipotesi di indossarne solamente la parte inferiore: sopra possiamo preferire – che so – un bel maglione, anche in cashmere (se non suana troppo radical chic).

 Il dramma, le ciabatte: niente, ma proprio niente può essere più avvilente e mesto di un paio di ciabatte logore e malmesse. Piuttosto, non c’è paragone: meglio un bel paio di calze magari tricottate a mano. O, ancora, comode sneaker, ma nuove di zecca e destinate al solo uso casalingo.

– Che buon profumo di lavanda: non perché siamo reclusi in casa, che qualcosa ci autorizzi a non cambiarci. Facciamolo, anzi, più del solito. Vuoi mettere il piacere di avere sempre quel buon odore di biancheria pulita?

– Meeting in chat: molti di noi, nonostante le restrizioni, lavorano in modalità smart, e hanno appuntamenti quotidiani coi colleghi per riunioni e meeting via webcam. Ecco, per rispetto nostro (in primis) e altrui, presentiamoci agli appuntamenti «come si deve»: un maglione in ordine, maglietta fresca di bucato, una felpa divertente. Dalla vita in su? Non solo: magari preferiamo anche jeans al posto dei pantaloni della tuta almeno per il tempo della videochat. Io poi ci aggiungo anche una goccia di profumo, ma questi sono problemi tutti miei.

– Eleganti per l’ape: la necessità aguzza l0’ingegno, ed è così che è esplosa la tendenza degli aperitivi in chat con gli amici. Ognuno organizzato col suo bicchiere di vino e i suoi stuzzichini, a chiacchierare via cam, lontani ma vicini. Vestiamoci (quasi) come se dovessimo uscire, esibiamo la nuova giacca o tiriamo fuori l’abito che non abbiamo ancora avuto l’occasione di indossare. Sarà un piccolo, innocente autoinganno. Ma che ci aiuterà a tenere più alto l’umore. Assieme al vino, certo.

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