Riunione “di guerra” alla Bce: il consiglio direttivo ha tenuto in nottata una riunione d’emergenza, in conference call, per discutere le opzioni disponibili a fronteggiare l’emergenza economica causata dal coronavirus. A costringere la Bce ad agire è fiammata dello spread italiano sopra 320, nonostante l’Eurotower – tramite Bankitalia – da giorni stesse comprando Btp a pieno ritmo.
Per gli investitori, quindi, si sta materializzando il rischio che un’Italia che va verso un calo del Pil 2020 fra -6 e -10%, e un debito spedito come un treno verso il 150, forse 160% del Pil, rischia di avvitarsi in una spirale senza ritorno.
Ma – riferiscono fonti vicine al dossier – a spingere per la riunione d’emergenza sarebbe stato anche il governo francese, con il ministro delle Finanze Bruno Le Maire che chiede un intervento “veloce e massiccio”. Perché accanto allo spread italiano si stanno allargando anche i differenziali dei Paesi “core”, come Francia, appunto, o Olanda. Ed è il segnale che, a dieci ani dalla grande crisi finanziaria, il coronavirus rischia di rimettere in discussione – almeno nella testa degli investitori – la tenuta dell’Eurozona.
Sul tavolo della Bce, riferiscono fonti vicine al dossier, ci sarebbe la possibile attivazione del fondo di salvataggio europeo Mes, che permette normalmente l’intervento della Bce a favore degli Stati tramite le “Omt”, gli acquisti di debito voluti da Draghi. Un’ipotesi discussa dai ministri delle finanze dell’Ue, anche a favore dell’Italia, ma su cui ogni decisione era stata rinviata a causa della condizionalità – politicamente tossiche – per concedere il prestito.
La Bce potrebbe dunque mettere sul campo il “bazooka” delle Omt, e aprire a un finanziamento del Mes, che dopo il via libera Ue consentirebbe di finanziare interventi a favore degli Stati europei più colpiti dall’impatto economico del virus.
Altra ipotesi, per far fronte all’emergenza immediata, un rilancio del quantitative easing oltre i circa 30 miliardi al mese di acquisti di debito attuali. Finora Christine Lagarde, la presidente della Bce, non ha fatto proprio l’impegno di Draghi a “fare qualunque cosa” a difesa dell’euro. Mancano, come erano mancati a Draghi prima di quel fatidico 26 luglio 2012, i dovuti segnali di appoggio politico: specie da Berlino. Tutto potrebbe cambiare in queste ore.
La Bce ha velocemente rintuzzato l’uscita del governatore austriaco Robert Holzmann, secondo cui l’Eurotower avrebbe raggiunto i suoi limiti: siamo pronti “ad aggiustare le misure se fosse opportuno”. Poi Isabel Schnabel, consigliere esecutivo nominata da Berlino, ha aperto a fare “tutto ciò che è possibile nell’ambito del mandato”.
Spetterà al negoziato fra i leader europei – ma l’Ecofin che era previsto epr venerdì è stato rinviato – risolvere il nodo che riguarda il fondo Mes: rendere quella condizionalità meno stringente, elaborare un pacchetto di salvataggio rivolto a più Paesi in crisi, finanziare un pacchetto paneuropeo anti-coronavirus. Sapendo che il tempo stringe.