«La Giunta Caldoro è al capolinea, si potrebbe andare a votare già a ottobre. Il centrodestra sta ormai galleggiando: sono settimane che non hanno il numero legale in Consiglio Regionale. In generale, sono stati quattro anni di politiche fallimentari e sbagliate, che hanno fatto pagare un prezzo troppo alto alle aree interne cioè il 70% del territorio regionale. Penso alla sanità, ai trasporti, alla vertenza dei forestali. Per non parlare della grande occasione mancata dei fondi strutturali: ne restituiremo all’Europa 4 milioni». Rosetta D’Amelio, irpina, ex assessore regionale alle Politiche Sociali dell’era Bassolino, a pochi mesi dal termine dell’esperienza come consigliere proietta il Partito Democratico verso le Regionali del 2015.
Intanto, Caldoro probabilmente ci risarà. Il PD ancora non ha un nome. Primarie sì, primarie no?
«Così come è stato per i capolista delle Europee la cui scelta è stata premiata dagli elettori, il candidato governatore dovrà essere individuato da Renzi di concerto con i territori. Serve una personalità di alto profilo, il cui nome sia sinonimo di legalità. Questo Consiglio regionale si è distinto per numero di indagati, bisogna voltare pagina. Se in autunno non saremo arrivati a una scelta, faremo le Primarie».
Cosa risponde a chi accusa il PD di essere stato la stampella del centrodestra in questi anni?
«Abbiamo lavorato con senso di responsabilità. Per me stessa, posso rivendicare decine di leggi come quella sugli orti e le fattorie sociali, quella per l’affidamento a cooperative di giovani di terreni demaniali regionali, o per il riutilizzo dei suoli dismessi Asi; oltre alla legge per la rappresentanza di genere nei Cda. Tranne nel primo caso, siamo ancora in attesa dell’approvazione dei regolamenti da parte della Giunta».
Guardando al Paese, il PD gode di un momento di grazia: cosa rappresenta quel 41% delle Europee?
«Il risultato delle Europee è stato sorprendente ben oltre ogni aspettativa. Gli italiani hanno voluto dare fiducia innanzitutto alla persona di Matteo Renzi. Le urne però ci hanno restituito un partito più forte e investito di una maggiore responsabilità. Bisogna ad esso governare l’Italia, mettere al centro le difficoltà delle famiglie e dei giovani. Gli 80 euro sono stati un bel segnale, ma occorre proseguire in questa direzione e sfruttare la grande opportunità del semestre di presidenza italiana dell’UE per rinegoziare accordi e far ripartire il Paese».
In Irpinia il successo delle Europee non è stato bissato alle Amministrative. E’ ingeneroso parlare di flop della segreteria provinciale?
«Il dato europeo dimostra che si è lavorato bene. Quanto alle Amministrative io non parlerei di fallimento: il PD ha riconfermato o guadagnato più di un sindaco. Certo, in alcune municipalità dove il partito non si è presentato coeso si è perso. Penso ad Ariano Irpino dove il dato amministrativo è stato in clamorosa controtendenza rispetto a quello europeo, al punto da finire sulle pagine dell’Espresso. Ed è chiaro che ora si debba aprire una seria discussione interna sul punto».
Lei è per la linea dura da parte del segretario Carmine De Blasio?
«Credo che il PD arianese vada commissariato e accompagnato verso una proficua fase congressuale. In generale, siamo in un momento delicato in cui tanti guardano con interesse al partito e chiedono di farne parte: bisogna essere selettivi nella scelta degli iscritti così come è necessario stabilire con estrema chiarezza che non ci si può più permettere di agire senza regole e non l’interesse del PD».