La gestione del Teatro San Carlo continua a creare polemiche. Lo storico sito napoletano, come ricordiamo, è stato commissariato lo scorso gennaio dall’allora Ministro ai beni culturali, Massimo Bray. La decisione del commissariamento è stata presa a causa dell’inadempienza ai propri compiti da parte del Consiglio d’amministrazione, presieduto dal Sindaco della città, che non è riuscito a mettersi d’accordo per il voto della legge Valore Cultura. De Magistris, sostenuto dai lavoratori, si era sempre detto contrario a questo regolamento, perché avrebbe portato a una riduzione dei salari, scontrandosi quindi, con gran parte del consiglio tra cui anche il Governatore Caldoro, che invece era favorevole. Il mancato voto ha così portato alle dimissioni dei membri del direttivo che avrebbero voluto votare a favore. Da qui l’intervento del Ministro, che in extremis, ha dovuto commissariare lo storico teatro per far fronte a un momento di estrema instabilità interna. L’assenza di un dialogo tra Luigi de Magistris e Stefano Caldoro ha provocato un disfacimento totale, entrambi, infatti, non sono riusciti a far fronte comune per risolvere la crisi. Da gennaio, quindi, è subentrato come commissario Michele Lignola, il direttore generale di Confindustria a Napoli. La decisione del Ministro Bray, chiaramente, non è stata vista di buon occhio dal Sindaco, che non ha perso occasione di criticarla più volte pubblicamente.
Proprio negli ultimi giorni, De Magistris è tornato a parlare di Lignola e della cattiva gestione del San Carlo, anche da parte della Sovraintendenza. L’ipotesi di installare un maxischermo sul palco per far vedere al termine degli spettacoli, le partite dei Mondiali di calcio, qualora l’Italia si fosse qualificata agli ottavi di finale, è stata contestata apertamente dal primo cittadino. La Sovraintendenza aveva espresso la decisione di trasmettere le partite, al termine dei vari eventi in programmazione per la stagione estiva. «Ben vengano i maxischermi su cui non voglio far polemica, ma il nostro obiettivo è fare in modo che il San Carlo si apra alla città attraverso la musica. Io abbino il San Carlo alla sua storia e non al calcio, che è un’altra cosa», questo è stato il commento del Sindaco, subito dopo aver appreso la notizia.
Quella del maxischermo non sarebbe stata l’unica trovata per incrementare i guadagni, in completa contraddizione con la tradizione e la storia del teatro. Il tempio della lirica aveva già ospitato, negli ultimi mesi, eventi ben lontani dagli splendidi spettacoli musicali o dagli armonici balletti di danza classica, che si sono susseguiti dal lontano 1737, anno appunto della fondazione del teatro. Il palco è stato aperto ad alcune sfilate d’intimo, a un mercatino di prodotti agroalimentari e anche alle coppie di sposi, che volessero farsi una foto ricordo sul palcoscenico settecentesco. La nuova politica del San Carlo ha suscitato le critiche anche di una buona parte di cittadini nostalgici delle antiche tradizioni. Seppur sia giusto cercare di trovare i fondi necessari al pareggio dei bilanci, sono in molti a credere, che bisognerebbe farlo in linea con la storica funzione dell’antico teatro lirico, evitando di aprirlo a qualsiasi banale mercificazione.
De Magistris ha colto l’occasione per sferrare un’accusa anche al commissario Lignola, che non gli avrebbe mandato il nuovo statuto del Teatro, documento che regola l’organizzazione e il funzionamento della fondazione. Il sindaco, infatti, aveva espresso il desiderio di voler visionare la bozza dell’atto normativo. «Non ho ancora ricevuto alcuna bozza, eppure le mail funzionano, la distanza tra il San Carlo e il Municipio, sarà di cento metri, il commissario Lignola aveva preso un impegno, ma a oggi la bozza non l’ho ancora vista», le dure parole che il Sindaco ha usato qualche giorno fa per commentare la vicenda.
Intanto i nostalgici della tradizione, dopo l’uscita dell’Italia dei Mondiali, potranno tirare un sospiro di sollievo, il calcio per ora non “profanerà” il Real Teatro di San Carlo; non è detto però, viste le ultime decisioni in materia di gestione, che a settembre non si decida di trasmettere le partite di campionato.